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 Oggetto del messaggio: i quotidiani del giorno dopo
MessaggioInviato: dom 11 mar, 2007 7:00 pm 
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Rossi in Qatar s’inchina alla Desmosedici. Capirossi ko
Ducati, saetta del deserto
La Rossa vince la gara d’apertura con Stoner: «Mi sento in una grande famiglia»
«Dedico questo successo a mia moglie Adriana e a questa grande squadra.
Sono dispiaciuto per Capirossi, ottimo pilota, maestro e persona eccezionale»

NOSTRO INVIATO
MARCO BO
DOHA. Il nuovo regolamento ridi­mensiona i motori, da 990 a 800, ma non i muscoli della Rossa. Che rico­mincia come aveva finito: stravin­cendo. Dopo il trionfo Ducati di Va­lencia, con la doppietta Bayliss-Ca­pirossi,
tutti in piedi per il successo del giovane Casey Stoner, capace di stampare il giro più veloce del GP al­l’ultima tornata, gelando il sangue nelle vene di Valentino Rossi, co­stretto a vedere gli scarichi per gran parte della gara. Per la Ducati, sul gradino più alto del podio, ancora un australiano, come Troy, mentre sta­volta all’appello manca Loris, caduto al settimo giro e reduce da due gior­ni di prove troppo articolate. Dopo un Mondiale deciso all’ultima gara ec­cone un altro capace di piazzare ai primi quattro po­sti quattro mote diverse. Dietro a Ducati e Yamaha, a oltre sei secondi, Honda e Suzuki, grazie a Pedrosa
e Hopkins. Lo spagnolo mitiga la mezza debacle della Casa di Tokyo che dopo aver spinto per il cambio di cilindra­ta, ritenuto un ot­timo spunto per esercitare il pro­prio potere tecno­logico, raccoglie le briciole. Ma se in Spa­gna la moto nata dal genio di Preziosi non aveva po­tuto battere Valentino, finito a terra alla terza tornata, qui in Qatar sur­classa il bolide del tavulliano, bra­vissimo comunque a cercare in curva di recuperare ciò che era costretto a perdere sul rettifilo. Ridurre tutto al motore mostruoso della Desmosedici, capace di “sverniciare” la M1 grazie a un vantaggio di circa venti chilo­metri all’ora, sarebbe però ingiusto nei confronti del canguro rosso. Che in gara è sempre stato abile con il polso e freddo con la mente, evitando di farsi intimorire dalle incursioni di­sperate in piega di Vale che ha pro­vato, inutilmente, di mettergli pres­sione. Casey non è un latino, ha la mentalità anglosassone anche se sa apprezzare il cuore rosso della Casa di Borgo Panigale. E alla fine, quan­do commenta questa sua giornata storica, non sembra certo una new entry nell’albo d’oro dei vincitori del­la MotoGP. Tranquillo e sereno, il suo sguardo pare stranito più che altro per lo stupore che vede negli occhi di chi gli fa domande. «Una vittoria fan­tastica, che dedico ai miei genitori, a mia moglie Adriana, ai ragazzi del team e a questa azienda, la Ducati, che ti fa capire subito che ha un gran­de cuore e non si limita a farti firma­re un pezzo di carta. Io dal primo giorno mi sono sentito come entrato in una famiglia. Una famiglia fanta­stica ». Inevitabile chiedergli cosa si­gnifica una vittoria al primo colpo e sulla Yamaha dopo essere stato a un passo per diventare compagno di squadra di Rossi: «No, un momento, non sono stato io a scegliere di non andare da loro, è stata la Yamaha che non ha proseguito la trattativa. Ma io sono felicissimo di avere sposato la Ducati e per me non è certo una ven­detta nei confronti della Yamaha. Qui sto benissimo e sono rimasto molto male quando ho visto che Lo­ris è caduto perché lui oltre a inse­gnarmi molto è una bellissima per­sona. Sinceramente prima della par­tenza non pensavo di essere il favo­rito e di riuscire a vincere, ero sem­plicemente tranquillo e convinto di poter fare una bella gara dove poter combattere sino alla fine e così è sta­to. Io ero avvantaggiato grazie al mo­tore sul dritto ma in altre parti della pista il vantaggio ce l’aveva Rossi. Sinceramente non ho provato una grande pressione ad avere dietro Valentino anche perché già l’anno passato ho lottato, senza successo, per vincere, ceden­do però a Melan­dri. Le corse sono fatte così e stavol­ta posso provare l’emozione più grande mai vissu­ta nella mia car­riera. Una vittoria che permette a me e a tutta la Ducati di andare a Jerez fiduciosi di poter far bene anche se nei recenti test abbiamo avuto molti problemi con le gomme da tempo. Ma sono serenissimo, perchè qui ci sono risorse tali che avremo la possibilità di scattare dal via in modo competi­tivo ».
La vittoria di Stoner assume un valore aggiunto se si pensa che l’ha ottenuta alla prima gara con moto e gomme nuove, dalla Honda-Michelin alla Ducati-Bridgestone: «Non direi che la Ducati è una moto più diffici­le da guidare rispetto alla Honda, è semplicemente diversa. Richiede un po’ più di fisicità, ma soltanto perchè la cilindrata è diventata 800 e allora le frenate sono più impegnative e in curva si va più veloci. Io dico che que­sta è una grande moto e anche le gomme si sono comportate alla gran­de come dimostra il fatto che sono riuscito a fare il mio miglior crono al­l’ultimo giro».
Oggi Casey e Loris provano per tutta una giornata prima di tornare a Montecarlo dove vivono entrambi. Anche Capirex («ho perso l’anteriore quando stavo rimontando, peccato perchè avrei potuto fare bene»), può rientrare alla base fiducioso. La vit­toria di Stoner deve essere una inie­zione di fiducia per il futuro anche per lui. Un futuro che a breve, forse già prima di Jerez, potrebbe vederlo papà.


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Valentino sconfitto invoca urgenti miglioramenti per la sua Yamaha
Rossi tra rabbia e speranze
«Pensavo che la Ducati fosse ancora la 990... Senza cavalli vinco tra 20 anni»
«Per fortuna a Jerez il rettilineo è meno lungo. Ero convinto che la Rossa non avrebbe finito la gara, invece... Però resto ottimista, la moto è buona, ci vuole solo più potenza. Complimenti a Stoner»

NOSTRO INVIATO
MARCO BO
DOHA. Il problema di Vale non è il 46 peloso sulla schiena poco aerodinamico. Il problema sono i cavalli della sua Yamaha, perfetta e agi­le come una gazzella in curva, ma in versione lumaca sul rettilineo rispetto alla Ducati. E co­sì, in volto, Rossi diventa nero. Dopo aver di­mostrato a Valencia di saper perdere, vivendo la sconfitta del Mondiale da signore, è costret­to a digerire un altro boccone amaro. Le prova tutte per superare la Rossa, ma il sorpasso du­ra qualche centinaio di metri. Poi, appena la lingua d’asfalto nero diventa dritta, Stoner lo affianca e lo supera con una facilità imbaraz­zante. Per oltre 40 minuti Vale non molla e ci crede, sperando più che altro in un problema della Desmosedici piuttosto che in un errore di Stoner. Ma non succede. E così a metà del­l’ultimo giro lascia la presa per trovare il sesto podio delle ultime sette gare. Un passo da cam­pione, peccato che l’ultima sua vittoria risalga a sei gare fa quando in Malesia, esattamente sei mesi orsono, centrò il successo.
Allora non è difficile capire perché Valentino in conferenza stampa impieghi un quarto d’o­ra prima di riuscire a distendersi e trovare an­che il primo sorriso vero della giornata. Vale conclude con autografi e foto ricordo ma co­mincia con espressioni tese. Anche stavolta una variabile storta gli impedisce di salire sul gradino più alto del podio. « A un certo punto durante la gara mi sono chiesto se la Ducati era rimasta alle 990 oppure no. Sul rettilineo la moto di Stoner faceva paura, mi passava in un modo incredibile. Dovrei andare a Misano dal mio amico Sgana a farmi mettere variato­re e scarichi performanti... Anche la Honda di
Pedrosa era più veloce della mia Yamaha, ma non in maniera così evidente. La Yamaha sto­ricamente non ha mai avuto nella velocità di punta la sua arma migliore, ma la distanza dalla Ducati è così evidente che potremmo cor­rere per altri 20 anni che non la prenderemmo. Nei giorni precedenti tutti quanti, compresi noi alla Yamaha, credevamo che alla fine loro non ci sarebbero arrivati perché avrebbero avuto problemi di consumo. Si è visto come non sono arrivati... » .
Ma il problema non è tutto qui, nella poten­za limitata della Yamaha. Valentino è il primo a riconoscere la grande gara di Casey Stoner: « Lui aveva un motore da paura ma devo e vo­glio riconoscergli che ha fatto una gara perfet­ta. Ha guidato da campione e si è meritato il successo. Io, tra l’altro, se è vero che ero più lento sul rettilineo è altrettanto vero che in curva ero più veloce della sua Ducati. Casey non ha commesso nemmeno un piccolo errore. Ho cercato di mettergli pressione, di fargli ve­dere che ero attaccato a lui ma non ha fatto una piega. Ancora complimenti a lui e alla Du­cati » .
Man mano che parla Rossi si rincuora e rie­sce a vedere il mezzo bicchiere un po’ meno vuoto: « Diciamo che sono stato l’ultimo ad al­zare bandiera bianca davanti allo strapotere della Rossa. Come detto ci ho provato in tutti i modi anche se negli ultimissimi giri ero più in difficoltà di Stoner con le gomme. La Mi­chelin qui ha portato delle buone coperture ma la Bridgestone mi ha stupito. Non pensavo fos­sero così competitivi. Io nelle ultime battute avevo gli pneumatici che scivolavano un po’ mentre Stoner poteva forzare come testimonia il fatto che lui ha fatto il suo miglior giro al­l’ultimissima tornata. Comunque voglio essere ottimista perchè abbiamo iniziato molto me­glio rispetto all’anno scorso. Ora la moto va be­ne e dobbiamo solo aumentare la potenza. Non credo sarà possibile già per Jerez de la Fron­tera ma su quella pista il rettilineo è meno lun­go » . E a Jerez dovrà vedersela con la voglia di rivincita di Pedrosa, qui in ombra: « Sono sicu­ro che la Honda tornerà competitiva al massi­mo, già dalla prossima gara » .
Vale saluta e se ne va per andare a convin­cere la Yamaha che “ non serve a niente prova­re niente”, ma senza esito. Oggi dovrà testare gomme. Per i cavalli è tutto rinviato a più in là nel tempo. Un’altra attesa, come per la vitto­ria. L’importante è stare sereni e, soprattutto fare punti: venti non sono pochi. Vale, sorridi.


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LE PAGELLE
Hopkins rilancia la Suzuki
NOSTRO INVIATO
10 10

John Hopkins, 23 anni
10
DOHA
e lode. STONER. Vincere in MotoGP nell’era di Valentino Rossi è difficile. Farlo, al de­butto con moto e gomme, fa crescere in maniera esponenziale il valore dell’impresa. Lotta gomito a gomito con Rossi per 22 giri senza perdere i nervi e un metro, tagliando sempre per primo il tra­guardo. Un Gran Premio da incorniciare e da de­dicare alla giovane moglie Adriana. Casey non è il tipo da urlare quel nome alla Rocky, ma sul ring si batte come il personaggio di Stallone. Perfetto.

e lode. PREZIOSI. L’ingegnere della Ducati, che di nome fa Filippo e di lavoro moto ros­se che paiono missili, è il vero vincitore di questo Gran Premio del Qatar. Con risorse umane e tec­nologiche pari a un decimo di quelle a disposizio­ne di colossi che si chiamano Honda, Yamaha, Kawasaki e Suzuki riesce a modellare la nuova Rossa dal cuore più piccolo, da 990 a 800, senza fargli perdere colpi. In questo caso i milioni di in­gaggio se li meriterebbe pure lui come i piloti. Se proprio non si può, almeno un aumento è il mini­mo. Geniale.
ROSSI. Valentino non ce la fa a salire sul gra­dino più alto del podio ma non è colpa sua. Grazie al suo polso è l’ultimo ad arrendersi allo strapotere della Ducati. Guida la Yamaha al limi­te con una facilità impressionante, pennellando curve con precisione svizzera. Il problema è che non basta, la M1 sul rettilineo sembra una 125 ri­spetto alla Desmosedici e allora c’è poco da fare. Il secondo posto è comunque un ottimo inizio per chi punta al Mondiale. Generoso.

976,5
HOPKINS. Riporta la Suzuki nelle zone alte del­la classifica e sfiora il podio. Il voto si giustifica soprattutto per il fatto che corre con una mano scassata che alla fine è gonfia come un pallone. Tanto di cappello a questo americano che in pista giustifica lo sguardo da bullo che spesso porta in giro per il paddock. Coraggioso.
MELANDRI. Macio parte benissimo per poi es­sere risucchiato a causa di una gomma ante­riore che non gli permette di tenere il passo dei mi­gliori. La sua nuova avventura con la Honda gommata Bridgestone inizia con un quinto posto che non è da buttare via. Caparbio.
PEDROSA. Sì, solo 6,5 anche se finisce sul podio. Il motivo è semplice: la Honda gli ha costruito una moto su misura, che non a caso Hay­den non digerisce, ma lo spagnolo dà l’impressio­ne di non sapere mai guidare sopra i problemi. Va fortissimo se la moto è a posto ma quando le gom­me non rendono al massimo va subito sulla difen­siva, troppo. Deludente.
CAPIROSSI. Parte come un fulmine ma alla pri­ma curva viene toccato e perde posizioni. Poi inizia la rimonta e non si risparmia. Ma per recu­perare occorre rischiare: paga così dazio al settimo giro quando l’anteriore frustato eccessivamente lo manda per terra. Coraggioso.
GOMME PUNZONATE. La nuova regola che si­gilla il numero e il tipo di gomme a disposi­zione del pilota, 31, permette a tutti di lavorare con più serenità ed entro binari stabiliti. E poi non era giusto che la Michelin potesse portare nei GP eu­ropei il jolly all’ultimo momento il sabato sera so­lo perchè ha lo stabilimento a Clermont Ferrand e non a Tokyo. Intelligente.

68M.BO


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TANTI VOLTI DELLA CRISI HONDA
Pedrosa e un progetto fallito
La Casa giapponese ha spinto per il cambio di regolamento e ha realizzato una moto su misura per lo spagnolo. Ma la prima gara è stata un disastro.
Spiega l’iberico: «Cerco di guardare i dati positivi»

NOSTRO INVIATO
DOHA. Musi lunghi alla Honda e non potrebbe che essere così. Dopo aver chie­sto e ottenuto la rivoluzione tecnologica dei motori, col passaggio dai 990 agli 800, la Casa di Tokyo incassa una sconfitta pesante. Non inganni il terzo posto di Pe­drosa.

Leggete con atten­zione il distacco dal ducati­sta Stoner: quasi nove se­condi che nello sport della MotoGP sono un’eternità. Un vero disastro poi, peral­tro annunciato, l’ottavo po­sto di Nicky Hayden. Il campione del mondo taglia la linea del traguardo 23 se­condi dopo la Rossa dell’au­straliano: una umiliazione per lui e per il numero uno che porta sulla carena. Oggi sarà l’unico dei piloti Honda gommati Michelin che pro­verà. Strano ma vero. Pe­drosa torna in Spagna, così come Checa e Nakano non si ferma. L’altro hondista in pista sarà Melandri ma per capire meglio le gomme Bridgestone.
La Honda sembra dunque in grave difficoltà e a Jerez, pista di casa per Pedrosa, cercherà l’immediata repli­ca anche se Dani non dovrà fare i conti solo con Rossi. La Ducati è ultracompetiti­va. L’iberico con la moto co­struita su misura spiega co­sì la sua gara senza acuti: « Sono abbastanza felice per il risultato perché noi ab­biamo vissuto un week end piuttosto impegnativo. Sono partito bene ma poi non so­no riuscito a tenere il ritmo dei migliori a causa di un leggero slittamento della moto sul posteriore. La gomma non mi dava il grip sufficiente. Ho commesso anche un errore all’ultima curva quando Hopkins ha provato a passarmi. Per for­tuna però poi sono riuscito a tenere la terza posizione. Per fortuna la prossima ga­ra sarà a Jerez che è una pi­sta che mi piace molto e do­ve conto di fare meglio » . Emblematico il commento di Hayden: « Durante la ga­ra ho cercato di capire il più possibile della moto. Alla fi­ne ho anche fatto i miei giri più veloci e credo che que­sto sia un dato positivo. Ora nei test cercherò di miglio­rare il feeling con la Honda che anche stavolta non mi è piaciuta sul davanti » .
Più ottimista Melandri che alla prima gara con le Bridgestone chiude quinto: « Sapevo di avere un buon ritmo e speravo in un risul­tato migliore. Ho fatto una buona partenza che mi ha permessso di rimontare dal primo giro. Ho cercato di mantenere la quarta posi­zione perché ero fiducioso. Nel rettifilo faticavo e dove­vo frenare molto forte alla prima curva per recuperare. Così ho stressato molto il davanti e questo mi ha co­stretto a rallentare quando l’anteriore non dava la giu­sta garanzia. Solo nella se­conda parte di gara quando il serbatoio ha iniziato a svuotarsi la moto è tornata bilanciata e così ho potuto spingere di più sul ritmo. La gara è stata combattuta a un passo impressionante. Abbiamo ancora molto lavo­ro da fare, ma la moto è nuova e occorre sviluppar­la »
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PARLA LAPO ELKANN
«Il marchio Fiat sulla Yamaha è stato una forte emozione»
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DOHA. Il vento che soffia dal deserto agita i suoi capelli bion­di ma il suo sguardo è tranquillissimo. Finalmente può vedere dal vivo quello che aveva pensato e poi sognato per la prima vol­ta tre anni fa: il suo amico Valentino Rossi e la Fiat affiancati uno all’altro. Lapo Elkann, grazie a un vero e proprio blitz, si presenta al circuito al mattino, momento del warm up, dopo aver volato nella notte dall’Italia al Qatar. Un secondo e in­dossa la camicia dei meccanici Yamaha con il logo grande del­l’azienda di famiglia. Un viaggio lampo, ripartirà la stessa se­ra, per gustarsi l’adrenalina di questa gara che non si è rivela­ta esattamente ciò in cui sperava.
A caldo, dopo la cerimonia del podio, Lapo commenta il GP sull’uscio del box Yamaha: « Ho visto un grandissimo Valentino Rossi che ha fatto tutto ciò che era nelle sue possibilità. Com­plimenti a Stoner e alla Ducati ma Vale questa volta non ave­va a disposizione una moto alla sua altezza. Gli sono mancati i cavalli nel rettilineo, il motore mi è sembrato troppo debole. Però meglio che abbia vinto la Ducati che è italiana e non Pe­drosa. Lo spagnolo è finito alle spalle di Valentino e sono con­vinto che questo sia importante in chiave Mondiale » .
Prima della gara aveva spiegato con entusiasmo il significa­to della sponsorizzazione della Yamaha mentre al suo fianco c’e­ra Matilde Tomagnini, fedelissima del suo team quando era operativo in Fiat e Dario Destefanis, attuale responsabile del­le promozioni del Gruppo: « Il ringiovanimento del marchio è iniziato tre anni e mezzo fa e questa operazione ritengo possa essere non la ciliegina ma la ciliegiona sulla torta. Avevamo ca­pito che la Fiat si doveva Fiorellizzare e Rossizzare. Ora ab­biamo fatto un ulteriore passo avanti. Vale è l’orgoglio dell’Ita­lia e quindi per noi non può che essere un punto di riferimen­to? Un contratto diretto con lui? Siamo al primo passo, biso­gnerà lavorare, parlare e discutere. Credo che ci siano le basi per fare tante belle cose insieme. Sono felice ed emozionato nel vedere la Yamaha guidata da Vale col marchio Fiat. Io sono un suo amico e per me prima viene l’amicizia. Sono sempre stato e sempre sarò un suo fan. Se poi si faranno anche ulteriori ac­cordi ben vengano. La Fiat ha bisogno di simboli come lui e Fio­rello, una persona vera, semplice, intelligente che ha vinto bat­taglie importanti sia a livello personale che professionale » .
Lapo è un fiume in piena e quando gli si chiede se l’emozio­ne di vedere Vale in gara è più forte della sua passione per la Juve non riesce a confessarlo a parole ma lo fa intuire.
M.BO


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IL MOTIVO
Stoner vince con l’anima Ducati: il motore

La Ducati ha sor­preso tutti in Qa­tar. Era stata veloce, a tratti, durante i test invernali, ma c'era chi diceva che sotto sotto si nascondeva un trucco. Qualche giro tirato con poco benzina nel serbato­io, una regolazione delle mappature più ricca, gomme da tem­po, come ci ha abi­tuato a vedere da tempo la F.1. Non sa­rebbe stata una novi­tà, non sarebbe stato uno scandalo. Anche perché c'è chi, nella MotoGP - l'ultima di­chiarazione l'ha rila­sciata la Honda - ne­ga pervicacemente di ricorrere a questi, le­citissimi trucchi.
In Ducati, invece, non ci si nasconde dietro un dito e quan­do si chiedono lumi a Filippo Preziosi, il dio Vulcano del reparto corse, lo puoi capire dal suo sorriso quan­do è felice. Mentire per lui è impossibile ed anche se rimane in silenzio, è il suo cuore a parlare. Se, comunque, in Qatar avesse vinto Loris Ca­pirossi sarebbe stato quasi normale, ma c'è riuscito il giovane de­buttante, Casey Sto­ner. Un ragazzo. Da ieri, un ducatista.
Perchè ha vinto nel­la maniera preferita della Ducati. Con la velocità, con quella capacità quasi fisio­logica della Casa di Borgo Panigale di ti­rare fuori cavalli dai suoi motori. Cavalli e velocità, musica per le orecchie di Casey che deve averli nei geni, del resto per uno nato a Curry Cur­ry...


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Troppa Ducati per Rossi
Stoner, primo trionfo, Vale 2°. Decide la velocità: 314,1 kmh contro 302,4

Dall'inviato
Paolo Scalera
LOSAIL - Ha suonato musica rock Casey 'Rolling' Stoner, in Qatar. Un pezzo forte, dal ritmo serrato e veloce e Valentino Rossi se l'è ascoltato tutto, dal­l'inizio alla fine perché in 22 giri di gara non c'è sta­ta una sola volta in cui sia riuscito ad allontanare le orecchie dagli scarichi della Du­cati dell'australiano. A dir la verità ci ha provato spesso, il Fenomeno, a cambiare spartito. Ma il suoi pezzi di violino solista si sono persi dentro il ruggito Heavy Metal della De­smosedici che sul lungo rettilineo della pista di Losail ha inflitto alla M1 Yamaha una lezione imbaraz­zante. Se infatti la moto giapponese con Rossi alla guida ha raggiunto la velocità mas­sima di 302,4 Km/h, il missile rosso è sfrecciato a 314,1.
SENZA SCAMPO - Con una premessa così, dunque, Sua Velocità ieri nell'apertura stagionale non ha avuto scampo. E' stato un topolino nelle mani di un gatto, che l'ha lasciato correre liberamente, ri­prendendolo fra i propri artigli a piacimento. Un gioco crudele che ci ha tenuti incollati alle imma­gine della gara nell'attesa di un improvviso rove­sciamento di fronti: un errore del giovane Stoner, alla sua prima vittoria in MotoGP, dopo due suc­cessi in 125 (KTM) e cinque in 250 (Aprilia); op­pure un imprevisto ma possibile problema mecca­nico per la Rossa a due ruote. Non è accaduta né l'una né l'altra cosa: Casey smentendo il suo so­prannome che nulla ha a che fare ovviamente con la musica, si è tenuto lontano dalle vie di fuga, nel­le quali invece è rimastro intrappolato il suo com­pagno Capirossi al 7° giro, mentre la Ducati, de­scritta come una belva assetata di benzina ha con­cluso tranquillamente la gara con i 21 litri a sua di­sposizione.
CONTINUITA’ - E' stato dunque un successo perfet­tamente condiviso fra l'uomo e la sua moto. E non si può fare a meno di ricordare che la Ducati ri­prende da dove aveva terminato. L'anno scorso, in­fatti, a salire sul gradino più alto del podio, a Va­lencia, era stato Troy Bayliss, campione del mon­do della Superbike. Un altro australiano. Più che questo, comunque, ad aiutare la casa bolognese è stato l'ottimo comportamento dimostrato dalle Bridgestone che sulla distanza hanno vinto il pri­mo round di una sfida su 18 prove che vede il co­struttore giapponese opporsi alla Michelin. La conferma di ciò ce l'ha dato il duello per il terzo posto, vin­to da Dani Pedrosa che, perlomeno nelle prime battute della gara, era parso in grado di tenere il ritmo dei due battistrada. Quando qualche piccolo errore di guida ha fatto per­dere però allo spagnolo la scia della coppia di testa, il pilota della Honda ha dovuto fare i conti con la Suzuki di John Hop­kins, autore di una bellissima prova tenendo con­to che rientrava, non certo al cento per cento, do­po una brutta caduta che lo aveva costretto a sal­tare gli ultimi test Irta di Jerez
EQUILIBRIO - Alla fine, dunque, hanno tagliato per prime il traguardo quattro marche diverse, segno che il cambiamento regolamentare che ha abbas­sato la cilindrata da 990 ad 800 cc, se non ha ral­lentato troppo le moto, ha comunque compattato il gruppo. Peccato che nella partita, alla fine, Rossi a parte, non siano entrati gli altri italiani. Di Capi­rex, subito fuori, abbiamo già detto. Marco Melan­dri, invece, ha chiuso in quinta posizione - un piaz­zamento onorevole - ma staccato di oltre 17 secon­di. Una vita. Il ravennate ha lamentato la scarsa velocità della sua Honda Satellite, ma la differen­za con la RC212V ufficiale di Pedrosa non è stata abissale: 304,3 contro 308,8 Km/h. D'altro canto il campione del mondo, Nicky Hayden, solo ottavo, ha fatto 305,4. Segno questo che le quattro cilindri di Tokyo al momento sono abbastanza plafonate. Ottavo alle spalle anche di Edwards e Vermeulen, Kentucky Kid è stato l'unico, alla fine, a doversi ve­ramente rammaricare dell'esito della sua gara ma, come di consueto, non ha cercato scuse.


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HONDA  Lo spagnolo soddisfatto del terzo posto dopo i tanti problemi, Hayden invece deluso
Pedrosa: Niente male
Dall'inviato
LOSAIL - Hanno giocato in difesa i piloti della Honda, a Losail. Il terzo posto conquistato da Dani Pedrosa, colui che Rossi definisce il suo princi­pale avversario per il mondiale, non deve infatti far dimenticare che lo spagnolo è arrivato a oltre 8” dal vin­citore. Per questo motivo il minuto pi­lota si ritiene soddisfatto.

«Un colto un terzo posto utile in chia­ve campionato. In questo fine setti­mana infatti abbiamo avuto diversi problemi, così finire sul podio non è male. Ho fatto una bella partenza ed in gara ho tirato al massimo e ad un certo punto ho commesso un errore nell'ultima curva perdendo il contat­to da Stoner e Rossi. Senza la loro scia non sono stato più in grado di avvici­narmi. La prossima gara sarà molto importante, comunque, e poiché si corre a Jerez, a casa mia, dovremmo essere messi decisamente meglio» .
HAYDEN - Lo spera, ma non ne è sicu­ro, il campione del mondo in carica Nicky Hayden, che nel fine settimana non ha mai occupato il centro del ring. La sua difesa del titolo infatti è iniziata con un anonimo ottavo posto.

«Tenterò di imparare da quanto è ac­caduto. Mi è parso veramente di aver dato il massimo e comunque mi sono battuto al meglio. Quando Vermeulen mi ha raggiunto, sono andato più for­te che ho potuto. E’ stato un fine setti­mana difficile, ma non intendo la­mentarmi, né trovare scuse. Mi sono qualificato in nona posizione e ho chiuso in ottava. Sono stato lontano dai migliori per l'intero Gran Premio» .
MELANDRI - Un po' meglio, ma comun­que lontano dai suoi obiettivi, è finito anche Marco Melandri.

«Ho provato a difendere il quarto po­sto ma perdevo troppo sul rettilineo e dovevo frenare al limite per non per­dere il contatto. Ciò ha stressato mol­to la gomma anteriore, così ad un cer­to punto sono stato costretto a rallen­tare. Verso la fine della gara, quando il serbatoio del carburante si è svuo­tato ed ho potuto spingere di nuovo, ma ormai era troppo tardi. La moto è nuova e va sviluppata» .


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APPLAUSI AL TALENTO Stoner: Perfetto
«Non potevo chiedere di più al debutto sulla Ducati»

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LOSAIL - Ha cavalcato per ventidue onde la tempesta perfetta, Casey Stoner. L’ ha dominata, tenendo con mano salda il timo­ne della sua Ducati Desmosedici anche quando, all'uscita del tratto misto del cir­cuito, il motore ruggiva come quello di un vecchio rimorchiatore la cui elica fatica fra i marosi. Avrebbe potuto perdersi, il giovane australiano, sbagliare, e dunque affondare. Ma ieri era il giorno del suo Bo­ra, il rito di iniziazione delle popolazioni aborigene. Quello in cui si diventa adulti e nel quale si riceve anche un nuovo nome. ' Stormy' Stoner potrebbe essere quello adatto, perché quando il de­buttante della Ducati ha ini­ziato l'ultimo giro, quasi fos­se il signore della tempesta, non ha trovato più ostacoli.
VANTAGGIO - La pista, im­provvisamente, gli si è al­largata davanti come l'im­boccatura di un porto e l'ululato che lo ha accolto, nel box, è stato forte come la sirena di un'intera flotta di navi, tutte lì ad attendere la più giovane, l'ultima a rientrare. « Non avrei potuto chiedere di più in questa mia prima gara con la Du­cati e con le Bridgestone, è stata davvero una partenza perfetta - ha detto il ventunenne di Kurri­ Kurri, nomen omen direbbe qualcuno -
avevamo del vantaggio per quanto riguar­da la velocità massima e anche se in altri punti perdevamo un po', ho cercato di sfruttare al meglio i punti di forza della moto. Con Valentino abbiamo fatto una bella battaglia. Quando lui si è fatto sotto, ho deciso di vedere fino a che punto pote­va andare la mia moto e sono riuscito a ri­tagliarmi un piccolo vantaggio. Non mi so­no reso conto che lui aveva mollato se non quando ho tagliato il traguardo, per questo ho fatto il record proprio alla fine » .
Una sorta di vendetta dopo essere stato sedotto e abbandonato dalla Yamaha du­rante la scorsa stagione? « Non sono nella testa degli altri, non aggiungo altro»
MODERATO - Comunque non si aspettava di vincere, Casey. « Sapevo di avere la pos­sibilità, ma la MotoGP non è come la 250
- è la sua precisazione - in questa catego­ria le variabili sono molte e la sicurezza matematica non ce l'ha mai nessuno » . Al­la vittoria, comunque, era già andato vici­no una volta, Stoner. « In Turchia l'anno scorso. Mi beffò Melandri » .
Questa volta, però, Casey ha battuto nientemeno che Valentino Rossi. « Per me non fa differenza. Chiunque sia abbastan­za veloce da girare in testa ad un Gran Premio è un avversario pericoloso e va trattato nell'identico modo » .
Ragazzo senza idoli, nonostante l'esem­pio dei connazionali Wayne Gardner, Mick Doohan e Troy Bayliss, Casey Stoner si trova bene con i team ita­liani. Nel 2005 era in 250 con Cecchinello ( secondo nel mondiale ndr) e l'anno scorso ancora con Lucio a cavallo di una Honda. « La Ducati, però, è una espe­rienza speciale. Loro le mo­to le fanno veramente col cuore » .
SFORTUNA - E' una delle frasi, queste, di Loris Capi­rossi che ieri invece non è stato fortunato. « Ero riusci­to a scattare bene in parten­za
- è il suo racconto - ma poi, nella prima curva qualcuno mi ha toc­cato e sono andato largo, perdendo diver­se posizioni. Dopo ho cominciato a recupe­rare ma ho perso l'anteriore nell'ultima curva prima del traguardo » . Lo consola Federico Minoli, il Presidente della Duca­ti. « Loris non deve chiedere scusa a nessu­no, lui è il nostro simbolo - riafferma, e poi, giustamente orgoglioso - è stata una gior­nata straordinaria, abbiamo vinto la pri­ma gara della 800cc, esattamente come avevamo vinto l'ultima con la 990cc. Du­cati sta vivendo un ottimo inizio anno, sia nelle corse sia dal punto di vista commer­ciale, grazie alla nuova 1098. Questa vitto­ria dimostra la forza del nostro marchio e della nostra tecnologia » .


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INFERIORITA’ Vale è indeciso tra la felicità per aver iniziato meglio del 2006 e l’impotenza provata in pista dietro a Stoner
Rossi: Voglio più cavalli...
«Pensavo di poter uscire per primo dall’ultima curva, ma non cambiava nulla. Aveva un vantaggio imbarazzante in velocità»

Dall'inviato

LOSAIL - Nonostante tutto avrebbe voluto pro­varci Valentino Rossi. Per l'intera gara infatti il Fenomeno ha sognato di entrare per primo nell'ultima curva, davanti a Stoner ed alla sua Ducati. L'ha sognato perché in quel modo sa­rebbe stato ancora più eviden­te il sorpasso che Casey gli avrebbe inflitto di motore nel lungo rettilineo.
L'australiano, però, non glie­lo ha permesso e negli ultimi quattro giri - tre in effetti per­ché Vale ha alzato bandiera bianca con una tornata di anti­cipo - ha girato così forte da spegnere ogni ulteriore vellei­tà all'italiano.
INFERIORITA’ - « Il mio obietti­vo era quello di uscire dall'ul­tima curva per primo - ha riba­dito Valentino - non sarebbe cambiato niente, ma mi sarei divertito di più. La Ducati di Stoner aveva un vantaggio di velocità imbarazzante rispetto alla mia Yama­ha, tanto che era per me difficile anche restar­gli in scia. Lui comunque ha corso una gara ec­cellente. Non ha commesso errori, nemmeno quando l'ho impegnato, sperando in un suo er­rore. Macché: è stato perfetto ». E ai microfoni di Italia1 aveva scherzato: « Ma siamo sicuri che la Ducati era una 800 cc? Temo di dover andare a Misano per far cambiare marmitta e variatore, così provo a riprenderli.... Alla fine gli ho detto ciao»
Non si è trattato, comunque, di un match im­pari, anche se ovviamente la conformazione del tracciato ha favorito la Desmosedici. « La mia Yamaha è andata molto bene, era stabile, agile e ben frenata: in alcune curve era deci­samente più veloce della Du­cati, ma dobbiamo guadagna­re qualche cavallo nel corso del campionato perché in piste come questa, o magari quella di Shanghai, sarà un problema » .
SODDISFATTO - Il secondo po­sto nel GP del Qatar soddisfa comunque Sua Velocità.
« Abbiamo iniziato sicura­mente meglio che il 2006 - ha detto Rossi, ricordando il tam­ponamento di Jerez da parte di Elias - soprattutto perché Dani Pedrosa è finito dietro di me » . Continua a considerare lo spagnolo il suo primo avversa­rio, Valentino Rossi. Da ciò che si è visto in Qatar, però, anche la Ducati non è da sottovalutare.
« La Ducati era un missile - ha provato a scherzare il pesarese - ed è stata una sorpresa per varie ragioni. Una di queste è che durante l'inverno, ogni volta che la vedevamo girare, pensavamo poi che si sarebbe dovuta dare una calmata a causa del consumo di carburante, ma non mi sembra che abbiano avuto alcun problema. Noi alla Yamaha invece siamo un po' al limite. C'è dell'altro: anche le Bridgesto­ne sono andate forte. Verso la fine della gara le mie Michelin avevano iniziato a scivolare, mentre Stoner era su un altro pianeta ed ha fatto i suoi giri più veloci proprio alla fine » .
E senza commettere un errore.
« La sua storia, a cominciare dal sopranno­me, 'Rolling', diceva cose diverse, ma qui in Qatar Casey ha guidato da campione, senza nemmeno una sbavatura. La nostra moto, la Yamaha, non andrà mai forte sul rettilineo quanto la Ducati, è una questione di filosofia ­ ha teorizzato Vale - nemmeno fra vent'anni. In compenso noi abbiamo altri punti di forza. Ma mi aspetto qualche cavallo in più».

RICHIESTE - Ha calcato la voce, su quest'ulti­ma battuta, Rossi. Come sempre fa quando chiede qualcosa. In questo caso ha intimato al­la Yamaha di darsi una mossa, ma anche la Mi­chelin è stata pungolata, se si vuole leggere fra le righe delle sue dichiarazioni. Del resto, in­terrogato su un altra sconfitta, quella subita da Toni Elias in Portogallo l'anno passato, è stato perentorio: « se avessi avuto la gomma giusta, in quella occasione, lo spagnolo avreb­be preso dieci secondi », ha tagliato corto Va­lentino, che oggi peraltro dovrebbero essere nuovamente in pista per provare, ma proprio non ne ha voglia.
« Non abbiamo nessuna novità, nel box, quin­di penso proprio che me ne tornerò a casa » .
Scommettiamo che l'avrà vinta lui?


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Impressionante la potenza
della Desmosedici GP7.
Valentino è secondo,
Pedrosa (staccato) terzo.
Hayden deludente
LOSAIL (Qatar)
Alla partenza, sul circuito di Losail in Qatar, scatta Valentino Rossi con Stoner e Edwards a ruota. Bene il recupero di Pedrosa sul primo rettilineo, ma nel corso del primo paio di le posizioni cambiano.

Stoner passa Rossi e lo stacca, grazie alla potenza della sua Ducati. Elias risale fino alla terza posizione, poi passato da Melandri. Il terzo giro del "Dottore" è il più veloce della gara fino a quel momento, mentre Valentino tallona Stoner ed è a sua volta insidiato da Pedrosa.

Arriva quindi il giro più veloce di Capirossi, in recupero, mentre in testa Rossi agguanta e supera Stoner, cui si fa sotto Pedrosa, ma sul rettilineo dell'arrivo Stoner salta nuovamente Valentino (310 km/h per la Ducati, "solo" 298 per la Yamaha). E' una lotta tra i due, che continuano a sorpassarsi in punti diversi del circuito, quelli più lenti favorevoli al "Dottore", quelli più veloci a favore della maggior potenza della Ducati GP7. Dietro al terzetto di testa, Hopkins risale al 4° posto seguito da Capirossi.

A 15 giri dalla fine cadono ed escono di gara Capirossi (Ducati), DePuniet (Kawasaki) e Checa (Honda LCR), mentre Hayden è in ottava posizione. Sulla staccata del rettilineo, giro dopo giro, è evidente come la Ducati GP7 sviluppi una potenza superiore alla Yamaha, arrivando in fondo al rettilineo stabilmente intorno ai 310 km/h, mentre la Yamaha M1 non riesce a toccare i 300.

A 13 giri dalla fine, i primi quattro piloti di testa riescono a scendere tutti sotto il tempo di 1'57": da notare che si tratta di quattro moto diverse (Ducati, Yamaha, Honda, Suzuki). A 11 giri dalla fine (esattamente metà gara), Hopkins supera Pedrosa, ma i due accumulano distacco dalla coppia di testa. Nicky Hayden (circa 1'58" a giro) denuncia mezzo secondo di differenza rispetto ai tempi del compagno di Pedrosa, e di circa un secondo dai due piloti che guidano la gara e continuano a girare sotto 1'57".

A 9 giri dalla fine, la coppia Stoner-Rossi ha più di 3 secondi di distacco sui due inseguitori, Pedrosa e Hopkins. Ancora più dietro, Edwards, Melandri e Vermuelen.

A 5 giri dalla fine, si ferma anche la Ilmor X3 di Andrew Pitt. Ai microfoni di Italia 1, Capirossi parlando della sua caduta dichiara: «Sono partito bene, mi hanno toccato alla prima curva e sono scivolato indietro. Stavo recuperando, ma evidentemente la ruota davanti non era a posto, ho perso l'anteriore e sono caduto». La Ducati dimostra comunque di essere altamente competitiva: in testa alla gara, la lotta tra la potenza della moto di Stoner e l'abilità di Rossi è senza sosta.

4 giri dal termine: Stoner allenta il gas per studiare la tattica per il finale di gara, e Valentino prontamente lo infila nella parte "guidata" del circuito, dove il suo talento può controbilanciare il motore Ducati. Sul rettilineo l'australiano apre di nuovo tutto il gas e si riprende la testa della gara. La chiave, per Rossi, pare essere quella di arrivare abbastanza vicino all'avversario in staccata, da poterlo passare d'infilata. Rimane il problema della potenza, per la quale sul rettifilo dei box pare estremamente facile per la Ducati distanziare la Yamaha.

Il penultimo giro inizia con la staccata che denuncia 20 km/h di differenza tra i due motori: 314 per Stoner, 294 per Rossi, alla "speed trap" piazzata dopo la linea del traguardo. Pedrosa è terzo, Hopkins è quarto, Melandri quinto. Hayden è ottavo.

L'ultimo giro inizia con Stoner qualche decina di metri davanti a Rossi. L'australiano lotta per tenere dietro il "Dottore" nella parte "guidata", e Vale non pare in grado di chiudere il distacco. Casey Stoner va a tagliare il traguardo davanti all'italiano. Dietro a loro Pedrosa, Hopkins, Melandri, Edwards.

A fine gara, ai microfoni di Italia 1, Stoner è entusiasta: «Giusta la decisione di andare alla Ducati, è una grande famiglia». Pedrosa si dichiara soddisfatto del terzo posto, e di essere comunque a ridosso dei primi per un promettente inizio di stagione. Da Valentino i complimenti a Casey Stoner, con il solito umorismo sulla velocità: «Ma siamo sicuri che le moto sono solo 800?».


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Gp del Qatar, trionfa Stoner. Rossi è secondo
La stagione della MotoGp si apre nel segno della Ducati e di Casey Stoner. Il pilota australiano ha vinto il Gran Premio del Qatar, prima prova del mondiale di motociclismo. Al secondo posto Valentino Rossi, su Yamaha. Il pesarese, rimasto incollato a Stoner per gran parte della gara, non è riuscito a sferrare l'attacco decisivo. Al terzo posto si è piazzato lo spagnolo Daniel Pedrosa su Honda del team HRC. Quarto lo statunitense John Hopkins su Suzuki.
STONER BATTE ROSSI - Dunque Valentino non ce l'ha fatta a centrare la vittoria nella prima gara stagionale. Il pilota della Yamaha, partito in pole position, ha patito soprattutto la velocità della Ducati, nettamente superiore alla sua Yamaha. Subito dopo il semaforo verde si forma un quartetto: oltre a Rossi e Stoner ci sono anche Pedrosa e Hopkins che tengono per buona parte della gara il ritmo dei primi. Più indietro gli altri italiani: Marco Melandri non riesce a inserirsi nella lotta per le prime posizioni mentre Loris Capirossi, con l'altra Ducati, finisce fuori pista dopo pochi giri. Alla lunga, il ritmo di Stoner e Rossi diventa insostenibile per tutti gli altri. L'australiano resta quasi sempre in testa, con Rossi che recupera nel tratto misto i decimi persi sul rettilineo. La calma apparente viene spezzata a 4 giri dalla bandiera a scacchi, quando Rossi si riprende la prima posizione. Stoner, però, resta indietro solo per pochi secondi. Arriva il rettilineo finale e, puntuale, arriva il nuovo sorpasso del bolide di Borgo Panigale. È l'ipoteca sulla vittoria: Stoner allunga nel finale, Rossi si accontenta del secondo posto. Sul podio va anche Pedrosa, terzo davanti a Hopkins e alla Honda Gresini di Marco Melandri.
«ORA VADO A TRUCCARE LA MOTO A MISANO» - «Siamo sicuri che la Ducati è 800?». Sono le prime parole di Valentino Rossi al termine della gara. «La mia moto - dice Rossi ai microfoni di Italia 1 - si guidava bene, ma c'era poco da fare contro una Ducati del genere. Se anche fossi uscito in testa dall'ultima curva, Casey mi avrebbe superato nel rettilineo finale. Penso che la Ducati avesse qualcosa in più di noi anche dal punto di vista delle gomme. Sappiamo che bisogna lavorare tanto sul motore: non dico che dobbiamo andare come la Ducati, ma abbiamo bisogno di altri cavalli». A mali estremi, eventualmente, estremi rimedi: «Porto la mia M1 a Misano, gli mettiamo marmitta e variatore... La trucchiamo...».


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LOSALI (Qatar) - «Siamo sicuri che la Ducati è 800?». Valentino Rossi e la Yamaha devono arrendersi ad una Ducati super che porta Casey Stoner al successo nel Gp del Qatar. «La mia moto -dice Rossi - si guidava bene, ma c'era poco da fare contro una Ducati del genere. Se anche fossi uscito in testa dall'ultima curva, Casey mi avrebbe superato nel rettilineo finale. Penso che la Ducati avesse qualcosa in più di noi anche dal punto di vista delle gomme. Sappiamo che bisogna lavorare tanto sul motore: non dico che dobbiamo andare come la Ducati, ma abbiamo bisogno di altri cavalli». A mali estremi, eventualmente, estremi rimedi: «Porto la mia M1 a Misano, gli mettiamo marmitta e variatore... La trucchiamo...«Io guidavo una Fiat», dice ancora Rossi, riferendosi alla sponsorizzazione della sua Yamaha. «Stoner però guidava un'Alfa. La prima gara con le moto 800 dice che a noi mancano 35 cavalli... Al di là di questo, siamo partiti bene rispetto ad un anno fa». L'umore del “dottore” è più che buono. «Si, la Ducati era un missile,hanno trovato un pacchetto fantastico. Per questo motivo io avevo una sola possibilità: stargli il più vicino possibile sul dritto e poi attaccarlo in un paio di punti che erano favorevoli a me. Ma nel finale ho scoperto che le mie gomme scivolavano e le sue no».


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di MARCO MASETTI

LOSAIL – Gli anglosassoni lo definiscono “perfect day”, il giorno perfetto, e senza dubbio lo è stato per la Ducati e un ragazzino australiano di 22 anni che alla prima gara sulla “rossa”, la moto triturapiloti, che ha fatto smettere Gibernau, ha vinto. Come non bastasse Casey Stoner ha vinto con le Bridgestone, le gomme enigmatiche che un giorno vanno a razzo e poco dopo diventano ingestibili. A Losail tutto ha filato alla perfezione: pilota, gomme, moto, squadra. Un poker d’assi che ha fatto il pieno sul tavolo della Moto GP. Tutti diranno che il merito è tutto di Stoner e forse non sbagliano, oppure della velocità impressionante della sua moto (oltre 15 orari più rapida della Yamaha di Rossi).
Stoner è nato a Kurri Kurri, Nuovo Galles del Sud, in una fattoria. Non è un caso che a tre anni impari a guidare una minimoto lasciata incustodita dalla sorella maggiore. A quattro anni corre la prima gara assieme a bambini più grandi di lui, a sei è campione australiano in gare su sterrato. Corre in 5 classi in un week end e prima dei 14 anni vince 41 titoli nazionali. Poi, con il padre, si trasferisce in Gran Bretagna, per correre sul serio, in pista. I soldi sono pochi e bisogna vincere, quindi alla prima stagione, in un campionato promozionale Aprilia, arriva il primo titolo fuori dall’Australia. Nel 2001 corre già da wild card nel mondiale 125, l’anno dopo Lucio Cecchinello (ora team manager della squadra di Carlos Checa) lo fa gareggiare in 250 con l’Aprilia. Va forte e cade a raffica, ma arriva nei primi dieci. In pratica una vita di viaggi, allenamenti e gare, ma c’è anche spazio per l’amore, una bellissima e giovanissima (ha appena 18 ani) moglie, Adriana.
A fine stagione 2006, la prima in Moto Gp, l’ingaggio dalla Ducati, la moto più veloce del mondo. E qui si compone una coppia che promette bene, anzi benissimo. La Ducati ha stupito tutto, anche Rossi, per la sua velocità, ma come mai? Forse il segreto ha radici lontane, più di trent’anni fa quando alla Ducati c’era il grande progettista, l’ingegner Fabio Taglioni. Da quei pionieri, è arrivata l’eredità che ora arricchisce gli ingegneri del reparto corse. Gente giovane che sfida i giapponesi capitanata da Filippo Preziosi, progettista della Desmosedici. Hanno scelto un motore V4 a scoppi regolari, e non “big bang” come quello Yamaha, più regolare nell’erogazione, ma meno potente e lo hanno arricchito di elettronica. «Prima gara con la Ducati, prima con le Bridgestone, e vittoria, una partenza perfetta! Tutto è andato al massimo, gomme, moto, squadra… Con Valentino abbiamo fatto una bella battaglia e per me è stato bello tornare di nuovo a disputare una gara in testa».


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LOSAIL – Moto Gp esaltante per la Ducati anche se Capirossi non arriva al traguardo a causa di una caduta. Stoner batte Rossi e Pedrosa va sul podio dopo un errore che gli fa perdere il contatto con i due fuggitivi. Una gara che apre l’era delle 800 e che propone temi inaspettati, ad esempio la Ducati è palesemente più veloce della concorrenza e la Bridgestone la gomma che dura tutta una gara senza cali di rendimento. Rossi è sempre in gran forma la sua moto seppur molto a posto non gli permette di volare alto come vorrebbe. Tutta colpa della Ducati e del suo gran motore, quello che ha consentito a Casey Stoner di battere Valentino Rossi e una Yamaha veloce ma non a sufficienza per lottare contro il bolide rosso di Borgo Panigale. Per il ventunenne australiano di Kurri-Kurri, talento dal volto bambino segnalato al Motomondo dall'ex iridato Michael Doohan, s'è trattato della prima vittoria in carriera nella massima serie. Dopo un esordio avaro di soddisfazioni, ricco per i venditori di carenature. A Rossi, predone ma non predatore del primo Gp dell'era 800 cc, è rimasto l'onore della pole position e un secondo posto a testa alta. Ha cercato di lottare con Stoner il pesarese ma nulla ha potuto persino il re folletto contro lo strapotere palesato dalla Ducati. Capace di infilarlo in pieno rettilineo, complice una velocità di punta superiore di una ventina di chilometri orari. Sotto gli occhi di un Lapo Elkann giunto all'ultimo minuto in Qatar per l'esordio iridato del binomio Fiat-Yamaha e rimasto a bocca amara per il risultato atteso ma mancato. Valentino non vince più da cinque corse, dal Gp di Malesia targato 2006. Sulla Ducati vittoriosa avrebbe voluto esserci, una volta ancora, Loris Capirossi. Ma l'imolese, mai entrato in confidenza con la copertura anteriore e autore di una prima parte di gara molto aggressiva dopo una sbavatura iniziale, è rotolato a terra al settimo passaggio.
Marco Masetti


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