buongiorno a tutti...
da "La Stampa":
ENRICO BIONDI
«Più passa il tempo e più mi accorgo che questo non è un sogno. Sono in testa al mondiale, dovrei sentire addosso una pressione pazzesca e invece sono tranquillo. Ma non prendetemi per matto: so benissimo che dietro di me c’è Valentino Rossi, che ha vinto tutto quello che c’era da vincere e penso che continuerà a farlo ancora per molto. Per il momento, se permettete, ci sono davanti io. E questo è quello che conta». Casey Stoner, 21 anni, australiano di Curry Curry (vicino a Sidney) si presenta così: poche parole, chiare e precise.
Casey, dove vuole arrivare?
«A vincere il titolo mondiale, logico. Altrimenti mi dice che cosa ci faccio qui? È da quando avevo 9 anni e correvo nel campionato dirt track ad Hatchers, sulla Gold Coast, che ho questo obiettivo. Sognavo le imprese di Gardner e Doohan, erano i miei idoli. E se adesso sono qui, debbo tutto ai miei genitori e ai loro sacrifici».
Una famiglia molto unita la sua, che però non navigava nell’oro.
«Mio padre Colin, soprattutto, ha capito che se avessi voluto continuare a correre avrei dovuto emigrare. Scegliemmo la Gran Bretagna, vivevamo tutti e quattro (venne anche Kelly, mia sorella, di 4 anni più grande) in una roulotte. Non è stato semplice, ma vedere la loro determinazione nel perseguire uno scopo, mi ha dato la carica. E adesso tocca a me».
Cinque gare, tre vittorie e il primato: una cosa impensabile solamente un paio di mesi fa.
«Sì, è incredibile: speravo, in cuor mio, di fare sufficientemente bene per meritarmi il rinnovo del contratto. Mi sono spinto un po’ più avanti».
Cambiare moto le ha fatto bene.
«È bello lavorare per un team ufficiale: a Bologna, poi, mi sembra di stare in famiglia, mi sento coccolato. Ho fatto una scelta di vita e ne sono felice. Gli amici mi dicevano di stare attento, che la Ducati era una brutta bestia da domare. Sarà, ma io quest’anno non sono mai al limite. Ci vado vicino, ma non lo oltrepasso. Lo scorso anno sbarellavo, adesso no».
E poi c’è Adriana, sua moglie, fate 39 anni in due: quanto conta avere una donna al proprio fianco?
«Tantissimo: prima andavo avanti e indietro dall’Australia all’Europa solo per starle vicino. Ora viviamo a Montecarlo e mi segue dappertutto. Se non ci fosse diventerei matto: è la moglie ideale».
Come passate il tempo libero a Montecarlo?
«Rimarrete delusi se vi dico che abbiamo pochissimi amici, qui in Europa: passiamo le nostre giornate nella piscina del condominio, usciamo poco, giusto qualche ora per fare un po’ di shopping».
Vita mondana, un salto in discoteca?
«Niente, mai stato neppure a un concerto rock. Non siamo i tipi».
Adesso che è ricco, però, si pone il problema di come impiegare i soldi.
«Ricco io? Andiamoci piano. Non corro per i soldi, ma averli fa piacere. Dove li metto? Compro terreni in Australia, è lì che tornerò a vivere quando avrò smesso di correre. Ed è lì che nasceranno e cresceranno i nostri figli. Almeno due. Ma per caso, lei è della Finanza?».
Domenica c’è il Mugello. Lo sa che Valentino vince ininterrottamente dal 2002 su quella pista?
«Lo so. Ma non corre in casa solo lui. Ci corriamo anche noi, con la Ducati. Ripeto, non sarà un’impresa semplice, ma sarebbe un bel colpo vincere davanti al popolo dei ducatisti. Che saranno tanti e occuperanno una curva intera».
Magari Valentino non la prende bene.
«Sorry. Però lui è e rimane semplicemente il migliore. Io sto cercando di imitarlo, di fare quello che Valentino faceva con i suoi avversari anni fa».
Pensa che per lui sia iniziata la fase calante della carriera?
«Interpretazione interessante, la sua. Ma Valentino è ancora un pilota fortissimo e tornerà presto a vincere delle gare. Lui non è in fase calante, ma è il mondo che lo circonda che sta cambiando in fretta. Mi spiego: era da tanto tempo che dalla 250 non arrivavano piloti assetati di vittoria: gli ultimi erano stati lui, Melandri, Capirossi, Barros. Ora invece c’è gente come me e Pedrosa, il prossimo anno anche Lorenzo e Dovizioso. La MotoGp si sta svecchiando: il tempo passa, lui rimane il punto di riferimento, ma adesso soffre la pressione delle nuove leve».
Non vorrà dirci che lei non sentirà la pressione poco prima del via.
«Certo, quella ci sarà. Ma la mia fortuna è che ho imparato a controllarla. Sono nervosissimo fino all’ultimo momento, poi in gara mi scarico e rendo al meglio. Già due volte, quest’anno, ho sentito il motore di Valentino dietro di me. Non ho perso la testa e ho vinto».
Casey, cos’è la paura? L’ha già provata?
«Ovvio. E’ un’emozione forte, una scarica di adrenalina pura. L’obiettivo però è dominarla: non devi permetterle mai di prendere il sopravvento».