Dopo il riposo, oggi si riparte dal 3-0 per i kiwi. Nessuna modifica
a barca e team: "New Zealand non è più veloce di noi"
Luna Rossa non cambia rotta
"Siamo stati solo sfortunati"
di CARLO MARINCOVICH
VALENCIA - Giornata calda, umida ma ventilata ieri durante la pausa in questa finale di Vuitton Cup. Giornata "no feeling" per l'equipaggio di Luna Rossa. Traducendo dal "coppamerichese" che domina in questo porto di Valencia, vuol dire giornata di riposo, relax, distrazioni dallo stress e dalla tensione che attanagliano tutto il clan lunista dopo i tre schiaffoni ricevuti sul campo di regata. Patrizio Bertelli ha riunito il gruppo per rinsaldare le truppe, riconfermare la fiducia a tutti, ricordare che si è lavorato (e speso) molto negli ultimi anni e che il tutto non può e non deve finire così, in una amara pillola di veleno.
"All'inizio della Vuitton - aveva raccontato non molti giorni fa Bertelli - mi dicevano: galvanizzali tutti, tienili su. E siccome non sono persona dai discorsi alati e complicati, una sera dissi ai ragazzi: oggi che avete vinto la regata, il negozio ha incassato centomila euro. Sappiate che ci fanno comodo, mi raccomando vincete ancora". E i ragazzi la mattina dopo partivano per il mare con la stessa speranza di Cristoforo Colombo e dei suoi equipaggi: trovare l'oro.
Adesso tutto è cambiato e a tutto si pensa meno che alla boutique e ai suoi incassi. "I conti si faranno alla fine" ripete Francesco de Angelis pensando non alla boutique ma all'avventura di Luna Rossa. Perché dentro la base tutti ti fanno un nome nell'orecchio: Lipton. Un incubo. Il suo tea esiste ancora sui mercati, lui, Sir Thomas, è scomparso da un pezzo ma nessuno vuole emularne le gesta. Fece cinque Coppe Americhe, ne perse cinque e consumò cinque patrimoni incalcolabili passando alla storia come il più sfortunato degli spendaccioni. Luna Rossa è già alla terza Coppa.
Anche ieri, a mente più fredda, l'analisi continua a essere sempre la stessa: siamo stati sfortunati. "Sarebbe bastato che quei due salti di vento fossero avvenuti con pochi secondi di ritardo per favorire noi anziché loro. In fondo con Oracle successe proprio questo: fummo anche fortunati". Certo, un po' di fortuna ci vuole sempre ma sul 3-0 è difficile aggrapparsi a quest'arma vecchia e spuntata.
Leggendo i giornali stranieri qui in sala stampa, la spiegazione più gettonata ai quattro capi del mondo è questa: la barca neozelandese è più veloce. Punto e basta. Cioè l'esatto contrario di quanto sostengono quelli di Luna Rossa, che si aggrappano alla "pistola laser" cioè a quella specie di pistola cannocchiale con cui "puntano" l'avversario e leggono qualcosa sullo schermo. La velocità, appunto. Ma la velocità in quel preciso istante che non vuol affatto dire la velocità continua, media o come diavolo la si vuole chiamare.
Secondo i sussurri dentro la base, anche la polemica tra meteorologi ed equipaggio non esiste, l'abbiamo inventata noi giornalisti. Meno male che è tutto registrato. Non si parla più nemmeno di nuovo certificato di stazza. Le alette sono quelle che erano, al massimo verranno inclinate un po' di più o un po' di meno. Vele nuove non ce ne sono perché per la Vuitton erano ammesse 45 vele a barca. Poco meno di 40 erano state utilizzate durante i gironi, le ultime erano state fatte per semifinale e finale. Dunque, quello che è fatto è fatto c'è più niente da aggiungere.
L'equipaggio resta quello che è, nessuna sostituzione. Fiducia a tutti, anche a Spithill che sarebbe l'unico artefice del disastro visto che a lasciare la destra ai neozelandesi e ad avventurarsi sulla sinistra rivelatasi pessima sarebbe stato lui e basta. Torben non c'entra. E i meteorologi neppure.
(5 giugno 2007)
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