poi ci sono i giornalisti tifosi
di GIORGIO BELLEGGIA
ROMA - Ci saranno altre corse per rifarsi e forse tornerà a sorridere proprio sabato, ad Assen, su una delle piste che gli piacciono di più, ma Valentino Rossi non vince più come prima: in qualità e in quantità. Prima era al centro del podio una gara su due, e soprattutto riusciva a scaldare i cuori degli spettatori con fughe di altri tempi o epiche rimonte. Gli ultimi giri di Rossi, quelli in cui veniva fuori «la differenza di polso», in cui dava un secondo o due a tutti, proprio quando le gomme degli altri annaspavano scivolose sugli asfalti del mondo, lui, Rossi, trovava il “binario”, una stabilità granitica e al tempo stesso rapida, felina, aggressiva se non cattiva.
E allora? Il film di ieri a Donington che roba è? Proprio sulla pista dove ha vinto per la prima volta sul bagnato, Rossi ha fatto una gara opaca, battuto dal suo rispettosissimo compagno di squadra anche in prova. E allora? Cosa abbiamo visto negli anni passati? Qui qualcuno non è più quello di una volta: lui, la Yamaha, la Michelin?
Rossi ha tante cose da fare e tante umane passioni da coltivare, ma lo faceva anche quando vinceva una gara su due. Ora si trova a faticare dietro il ciclone Stoner, l’altra Yamaha e pure Vermeulen. Le gomme, che prima erano sotto sotto complici di tante rimonte e fughe, adesso lo mollano sul più bello. Sul podio c’è la faccia pulita di Casey e ancora la Ducati, a cui va riconosciuto il merito di aver restituito interesse, se non credibilità, a tutto il circo a due ruote scegliendo come partner la Bridgestone e lasciando la Michelin libera di favorire, o meno, chi vuole.