DA TUTTOSPORT DEL 26/06/07
Dopo il quinto trionfo di Donington in Ducati si guarda al doppio titolo
« Sì, è la svolta Mondiale»
Suppo: « Stoner è un fenomeno e la Bridgestone ha fatto enormi passi avanti»
«Non è vero che c’è tutta questa differenza con le Michelin, Casey ha sfruttato al meglio il pacchetto moto-gomme. E poi è anche un ragazzo con la testa a posto: con lui non avremo più alti e bassi »
NOSTRO INVIATO
MARCO BO
DONINGTON. Ora che non ci si può più nascondere e i sogni assomigliano sempre di più alla realtà, in Ducati devono affrontare un nuovo problema: come vivere il ruolo, inedito, di favoriti. Sì, perché ormai è evidente che i candidati numeri uno per la vittoria dei titoli iridati, piloti e costruttori, sono Casey Stoner
e la piccola grande azienda di Borgo Panigale.
Dopo otto gare, a cinque giorni dal giro di boa che ci sarà sabato ad Assen, il terribile canguro rosso ha 26 punti di vantaggio nei confronti di Valentino
Rossi mentre la Ducati, rispetto alla Yamaha, ne ha 22. Margini assolutamente recuperabili, certo. E infatti il ruolo di favoriti non è dovuto al vantaggio sin qui accumulato, ma al modo in cui è stato costruito. L’accoppiata Stoner-Ducati ha fatto vedere di poter essere competitiva in tutte le situazioni: pista veloce e lenta, con rettifili lunghi oppure corti, sull’asciutto e sul bagnato. Non solo, alla luce dell’ultima performance sulla pista di Donington, vero tallone d’Achille per la Bridgestone, si può pensare con ragionevole certezza che da qui alla fine del campionato l’australiano sarà sempre in grado battersi in modo competitivo.
Ad ammetterlo è lo stesso Livio
Suppo, regista del team Ducati, che senza troppi giri di parole dice: «In Inghilterra c’è stata la svolta del nostro campionato. Ora possiamo davvero pensare di non dover più subire importanti e pericolosi alti e bassi di prestazioni. Gli pneumatici giapponesi hanno fatto un salto di qualità e rendimento eccezionale rispetto all’anno scorso nei circuiti in cui erano in difficoltà. Siamo ovviamente strafelici per questo ed è giusto dare merito a la loro di essere riusciti a svolgere un lavoro fantastico ». In effetti la miglior Bridgestone a Donington, nel 2006, fu quella di John
Hopkins, ottavo, a 30” dal vincitore
Pedrosa. «Complimenti alla Bridgestone, ma anche a Stoner, perché ha guidato da grandissimo, un vero fenomeno. Personalmente non ho visto tutta questa grande vantaggio delle Bridgestone rispetto alle Michelin, secondo me più o meno si equivalevano. Il fatto è che Casey ha sfruttato alla perfezione il pacchetto moto-gomme che aveva a disposizione».
Logico che in queste condizioni ora in Ducati si possa pensare positivissimo non perdendo però l’abitudine a tenere i piedi ben saldi a terra. «Abbiamo la fortuna di avere in Stoner non solo un pilota di talento ma anche un ragazzo con la testa sul collo, che vive con grande naturalezza e misura tutto ciò che gli sta accadendo intorno. Anche questo aspetto è molto importante per come riuscirà a vivere il prosieguo della stagione». Quando la pressione sul biondino sarà destinata ad aumentare a livello esponenziale, anche se lui sinora ha dimostrato di vivere in un mondo tutto suo, anzi, “loro”: di Casey e di Adriana, la sua giovanissima moglie diciottenne. Con lei riesce a vivere nel modo che più preferisce, in grande tranquillità. E in questo momento cruciale del campionato significa parecchio. Sabato, per esempio, sarà di nuovo ora di scendere in pista ad Assen dove, peraltro, il meteo annuncia un’altra gara bagnata. «E’ ancora presto per ipotizzare in che condizioni si gareggerà, se dovesse esserci altra acqua sarà più difficile per tutti. Casey comunque ha fatto progressi mostruosi sul bagnato, soprattutto dal lunedì dei test di Le Mans. Era abituato a guidare la moto sotto l’acqua di fatto con lo stesso setting che da asciutto, appena due clic alla forcella e via, in sella. Il suo ingegnere è stato bravissimo a proporgli una soluzione diversa di bilanciamento, più articolata, e da quel momento lui va sotto la pioggia in un modo che fa paura. A Donington c’è stato un momento della gara in cui era, sul giro, più veloce di un secondo rispetto alla concorrenza».
Si sta affinando questo ventunenne nato a Kurry Kurry, che nel tempo libero ama andare a pesca, a caccia con l’arco piuttosto che domare cavalli allo stato brado. E’ chiaro che uno così non è tipo da andare troppo per il sottile. Altro che lamentele sulla misura della tuta, dei guanti o degli stivali per cui qualche suo collega è un campione del mondo. Gli basta una moto veloce e gomme che tengano, poi, al resto, ci pensa il suo talento. Con uno così, in Ducati sono sempre più convinti della scelta fatta: un matrimonio destinato a durare sino al 2010. Eh sì, con Casey hanno capito che posso riscrivere la storia. L’ultimo titolo Mondiale vinto su una moto italiana, nel 1974 con Phil Read su MV Agusta, inizia a tremare. Di solito, quando si vincono cinque delle prime otto gare, alla fine succede qualcosa di importante: molto importante.
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