da Sportmediaset:
Fattore "R" e fattore "S"
Simoncelli come Rossi? Calma, però la pasta è simile e l'amicizia fa bene
di Guido Meda
Il fattore "S" è entrato nella vita di Rossi, nel momento in cui il fattore "R" è entrato nella vita di Simoncelli.
E' una singolare coincidenza che i due stiano vivendo il loro momento epocale da quando si frequentano con una certa assiduità. Valentino ha seguito Marco, nel senso che lo ha guardato correre, con curiosità e attenzione negli anni scorsi, quando gli atteggiamenti di Simoncelli, i colori che sceglieva, la camminata, i modi di dire potevano anche sembrare irritanti se Rossi non fosse stato semplicemente capace di cogliere che dietro ad una maniera di scimmiottarlo si nascondeva una persona vera che per davvero sta sulla sua stessa lunghezza d'onda.
Credere in Rossi è stato facile da subito, perchè è da subito che Valentino, adolescente, ha cominciato ad andar forte. A Simoncelli potevi affezionarti per la maniera spontanea di porsi, ma per scommettere sulla possibilità (perchè al momento è ancora tale) di un mondiale gli elementi concreti arrivavano solo a sprazzi.
Ci sta dunque che ora il Simoncelli del 2008 sia semplicemente un Rossi che arriva con un po' di ritardo. E che il ritardo sia dovuto, in parte, anche all'aver iniziato a frequentare per davvero Valentino.
Che i due abbiano lo stesso gusto per il divertimento, per il profilo basso al di fuori del proprio lavoro, la stessa propensione per le attività motoristiche non ci piove. La base era buona. L'amicizia ha portato Marco a contatto stretto con Valentino, il che forse gli ha consentito di assimilarne certi meccanismi.
La tesi è ardita, ma se sono anni che raccontiamo del carisma di Valentino come valore aggiunto al talento, ci può stare che uno che ha la possibilità di frequentarne in prima persona la scuola, ne abbia dei vantaggi.
E' simpatico e spregiudicato Simoncelli, non ha peli sulla lingua per indole, non ha timori reverenziali nei confronti degli avversari anche quando si tratta di demolirli a parole. Ha una strada sola. E ha imparato a tenerla anche in pista, quando, oltre ad aver trovato una guida velocissima, sa sempre dove si trova, sa sempre quando la sua traiettoria può essere chiusa sulla faccia dell'avversario, come ha fatto con Bautista a Phillip Island. Erano chiusure millimetriche, appena prima del confine con la manovra "scorretta", ma appena prima appunto. Questa è maturità da pilota di classe che va sottobraccio con un metodo Peterpan di intendere la vita.
Ha conquistato tutti, pure troppo, nel senso che ora gli vedi accanto gente che prima girava al largo. E' il destino di quelli che crescono, che di norma sanno anche far la selezione tra ciò che è vero e ciò che è falso. Ora gli resterebbe un mondiale da vincere, moralmente già vinto per quel che conta. La scelta di rimanere in duemmezzo per confermarsi l'ha già fatta, ha già resistito al richiamo irresistibile della MotoGp che sarebbe stata un ecesso. Con Valentino si è consigliato anche su quello, ma come è vero Dio, non vediamo l'ora di vederli insieme inseguendo lo stesso traguardo. E se Simoncelli ci arriverà, sarà un po' anche "colpa " di Rossi.
_________________ La Vertigine non è Paura di Cadere ma Voglia di Volare!
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