Anche Guido Meda è d'accordo con lo Zio!
Da Sportmediaset:
Perché Vale ci prova
Perché è un motociclista, un pilota e non è diverso da tutti i suoi colleghi. Anzi, è esattamente la stessa cosa. Perché quando c’è di mezzo quel gustoso fatto del correre, vivere il paddock, continuare nella normalità a cavalcare la propria passione, i piloti hanno una fretta speciale. Non c’è un mondiale da vincere, ma un vuoto da riempire che a maggior ragione è più vuoto per Rossi che scalpita rispetto a quanto non lo sia per i telespettatori e i suoi tifosi.
Le cure alle quali Valentino si è sottoposto sono state estremamente efficaci e il suo fisico allenato ha reagito benissimo. La fisioterapia che ha fatto è stata mirata a rinsaldare la frattura “dando carico” all’arto infortunato. Certo, un mese soltanto è pochissimo, e anche se Rossi non dovesse tornare in gara settimana prossima al Sachsenring, questo test ha già dello straordinario. Ma ci sono molti piloti nella storia che gli tengono compagnia nella speciale classifica dei recuperi record, illustri e non. Da Doohan fino a Sabbatani, passando per Schwantz ed Elias. Max Sabbatani che patì al Mugello una frattura ben peggiore di quella di Valentino con recisione dell’arteria tibiale, 40 giorni dopo l’incidente era in moto, in gara nel mondiale. Ed era uno normale, non uno in gara per il titolo. Chi segue le corse in moto da anni sa che ciò di cui siamo testimoni nel caso di Valentino è qualcosa di speciale, ma non inedito.
Stare a casa a guardare le corse in tv per uno che da 14 anni non fa altro che correre in moto deve essere devastante. Veder vincere Lorenzo per Valentino lo deve essere a maggior ragione. La nostalgia che si somma alla carogna dell’animale da corsa. Che si somma a sua volta alla necessità di ritrovare gli automatismi, di fare chilometri, che lo rendano pronto anche al momento in cui nel prossimo inverno dovrà salire sulla Ducati del 2011.
E’ libero di scegliere nella piena facoltà di confrontarsi con i medici che lo stanno seguendo. Se la frattura sta guarendo alla grande come confermano tutti i test medici e radiologici che ha fatto e se i medici che lo curano sono favorevoli al test significa che si può fare. Nessuno, e si badi bene, nessuno, ha mai avuto storicamente il potere di convincere Rossi a fare ciò che non vuole. Semmai è lui che convince gli altri. Non c’è sponsor che tenga, non c’è interesse che tenga. Se c’è uno che può fare a meno di cedere alle pressioni di chicchessia, per status raggiunto e per carattere, beh quello è proprio Rossi. Questo per sgomberare il campo dal rischio di ipotesi idiote dal semplice fatto di giudicare il tutto un’avventatezza, una follia inutile. Sa quello che fa, lui che prenderà qualsiasi decisione, successivamente al test, in piena libertà, in piena coscienza e nel rispetto di se stesso.
Il protocollo medico prevede di norma tempi di guarigione sicuri e garantisti, per i medici soprattutto. E’ perfetto affermare una prognosi di cinque o sei mesi, ma questo vale per le persone normali e non significa che nel caso di un atleta si possa fare molto prima. L’accelerazione non è priva di rischi, ovvio. Capitò a me in prima persona, e chiedo scusa per l’autoreferenzialità, di patire qualcosa di simile nel 2003. Una incidente con una frattura identica a quella di Rossi accompagnata a molte altre più gravi in tutto il corpo. La tibia, curata con quel tipo di chiodo, fu la prima a guarire. Camminare era l’unica cosa che mi riusciva. Avevo il dottor Costa che mi aveva preso a cuore e mi trattò quasi da pilota, rendendomi protagonista di un recupero globale e straordinario che oggi mi rende perfettamente comprensibile quello che sta facendo Rossi. Senza pregiudizio, ma con rispetto, ammirazione ed un grande in bocca al lupo.