Qualcuno diceva che i sogni non vanno tenuti sempre chiusi nei cassetti, a volte vanno usati.
In una torrida e umida giornata di gara, Jorge Lorenzo ha guardato il suo cassetto dei sogni e ha deciso che era arrivato quel momento. Ha estratto il suo sogno preferito, l'ha liberato e gli ha regalato la realtà.
Lui, il maiorchino, di titoli di Campione del Mondo ne aveva già vinti due ma questo sogno era tutta un'altra cosa. Essere il miglior pilota al mondo nella serie A del motociclismo nella stessa epoca – nello stesso team - di quello che per lui è da sempre il più grande Campione del Mondo. L'aveva detto, ieri, rispondendo ad una domanda della stampa.
“Il miglior pilota al mondo è quello che prenderà il posto del migliore del mondo”.
E, aveva aggiunto, ma solo nei pensieri, "battendolo a parità di armi".
Che sapore ha essere Campione del Mondo dopo aver battuto Valentino Rossi con la sua stessa moto? Gli occhi blu cobalto di Lorenzo si fanno lucidi, la voce si ritrae.
“E' bellissimo, ha un sapore immenso, il massimo possibile. Il mio sogno si è realizzato, ora vorrei solo stare qualche minuto da solo e rendermi conto che sono Campione del Mondo”.
Raccontaci della gara.
“Avrei preferito vincere, è ovvio, ma mi va benissimo il terzo posto: oggi il mio obiettivo era il titolo e questo ha eclissato la vittoria. Sono partito bene dalla pole ma è stato difficile stare concentrato. Negli ultimi giri Dovizioso era ancora troppo vicino, per cui ho messo il pilota automatico per finire la gara. Non vorrei peccare di presunzione ma in condizioni normali avrei potuto lottare per la vittoria”.
Cosa hai provato quando hai tagliato il traguardo?
“Non me la sono goduta per la tensione accumulata. Non ho ancora avuto modo di prendere il cellulare e guardare i messaggi arrivati. Sicuramente tra quelli ci sarà anche quello di mio papà”.
E adesso che hai vinto cosa provi?
“E' difficile capire qualcosa. Pensi a questo momento, credi di averlo immaginato in tutti i modi e invece è ancora diverso e quando ci arrivi non è facile pensare, capire e nemmeno parlare. Cerco quindi di stare calmo e di non dire sciocchezze. Sono un ragazzo fortunato, ho una gran moto, intorno a me ci sono delle splendide persone. Sono contento.”
Che anno è stato?
“E' partito in salita. In Qatar non è stato facile guidare con la mano destra infortunata, ma siamo arrivati secondi e questo mi ha dato coraggio. Jerez è stata una gara bella, in Spagna è quella che mi è piaciuta di più, a parte l'inconveniente del tuffo nel laghetto! E da lì in poi abbiamo portato a casa 7 vittorie. Silverstone è quella dove ho guidato meglio Poi ci sono stati momenti meno belli, come ad Aragon; ho sempre potuto contare sull'appoggio della Yamaha che mi ha dato una gran moto e durante la stagione siamo cresciuti molto. Ci dobbiamo godere questo titolo e cercare di vincere più gare possibili, tanto ora è impossibile perdere il campionato”.
A chi lo dedichi il titolo?
“A mio padre, a mia madre, a mia sorella. Alla mia famiglia maiorchina e a quella delle gare, a tutti quelli che hanno fatto sì che io arrivassi fin qui: Giampiero Sacchi, Dani Amatriain, Lin Jarvis. Dedico questo titolo a Shoya Tomizawa... Lui era un gran talento e purtroppo non ha potuto coronare il suo sogni di diventare campione. Lo dedico anche ai miei tifosi, che amano le mie qualità ma capiscono i miei difetti”.
Il prossimo anno correrai con il numero 1?
“Dipende dalla grafica che ci inventeremo, se mi piacerà penso di sì”.
Se questa giornata fosse una canzone, che canzone sarebbe?
“Penso che la canzone più adatta – ha risposto dopo averci pensato – è “We are the Champions”.
E ha cominciato a cantare!
di Alice Margaria
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