È una vita che non sentivo più qualche commento di Paolo Scalera....
MotoGP, dobbiamo decidere se è boxe o wrestling Posted by :Paolo Scalera On : 2 luglio 201513
Delle volte prima di parlare bisogna contare fino a 10. Una regola che, in certe occasioni, è meglio osservare anche prima di scrivere. Per questo motivo, con un buon distacco dall’avvenimento, torniamo sulla discussa collisione fra Rossi e Marquez all’ultima chicane di Assen che ha assegnato a Valentino la vittoria nel Gran Premio di Olanda. Chi ha sbagliato fra i due?
Non vogliamo entrare nel merito. Sarebbe come ridiscutere del sorpasso all’ultimo giro fra Rossi e Gibernau a Jerez nel 2005, di quello fra Rossi e Stoner a Laguna nel 2008, della ‘replica’ con Marquez e Rossi nel 2013, passando per quello fallito di Rossi su Stoner a Jerez nel 2011 finito con una scivolata. Una lista non esaustiva perché poi c’è stato un Marquez contro Lorenzo a Jerez e se risaliamo indietro col tempo non si fa fatica a trovare altrettanti sorpassi ‘avventurosi’ nell’epoca d’oro delle 500 2 Tempi. Ed il motivo è semplice: quando il duello si fa caldo ogni spiraglio diventa un portone. E’ giusto? E’ sbagliato? Beh, possiamo rispondere che senza la spregiudicatezza di Marquez quella di domenica scorsa sarebbe stata una gara noiosa. Questo non significa però giustificare ogni mossa col fine supremo dello spettacolo. E’ la differenza fra la nobile arte, la boxe ed il wrestling: il primo è uno sport, il secondo solo uno show. E’ un distinguo importante, non una sottigliezza.
Nello sport infatti ci si batte sapendo che l’avversario rispetterà alcune regole, nell’altro caso tutto quanto fa brodo per catturare lo spettatore. Attenzione però perché nel secondo caso è quasi sempre tutto finto, nel primo invece c’è un duello vero. Solo nella boxe si misura il valore degli uomini, nel wrestling abbiamo dei bravi attori. C’è una bella differenza. Tornando dunque a quanto accaduto sabato scorso in Olanda proviamo a metterci nei panni della Direzione di Gara. I giudici hanno avuto a disposizione tutti i video, compreso quello dall’elicottero per decidere. Diciamo che oggi, rispetto agli anni ’80 quando non c’era nemmeno la TV, è più facile spaccare il capello in quattro. Alla fine però il ‘bisturi’ non è un fotogramma, ma il regolamento. Nel nostro caso questo:
1.21 Behaviour During Practice and Race
1. Riders must obey the flag signals, the light signals, and the boards which convey instructions. Any infringement to this rule will be penalised according to the provisions of article 1.22. 2. Riders must ride in a responsible manner which does not cause danger to other competitors or participants, either on the track or in the pit-lane. Any infringement of this rule will be penalised with one of the following penalties: penalty points – fine – change of position – ride through – time penalty – drop of any number of grid position at the rider’s next race – disqualification – withdrawal of Championship points – suspension. 3. Riders should use only the track and the pit-lane. However, if a rider accidentally leaves the track then he may rejoin it at the place indicated by the officials or at a place which does not provide an advantage to him.
Il punto 1.21 si occupa del ‘Comportamento durante le Prove e la Gara’ e ci interessa sia per il punto 2 che per il punto 3. Nel punto 2 infatti si statuisce il il pilota si deve comportare in maniera responsabile, in modo da non causare pericolo agli altri partecipanti. Si elencano anche una serie di misure repressive che vanno dai punti di penalità, alla multa, al cambio di posizione, al ride through, ad una penalità in tempo, fino alla squalifica od alla perdita di punti del campionato.
Nel punto 3 invece si statuisce dove debba avvenire la competizione: sulla pista. Non c’è una indicazione precisa, ma si rimarca che se un pilota lascia l’asfalto la cosa non deve causare uno svantaggio all’avversario. Abbiamo bene in mente questi due punti? Bene andiamo avanti e sulla base di quanto abbiamo appreso essere i confini della nostra decisione immaginiamo di essere in giuria. Cosa avremmo deciso nel caso di Rossi e Marquez?
Dando per scontata la buona fede di entrambi ed il fatto che la collisione può essere considerata un normale episodio di gara avremmo dovuto prendere però una decisione in grado di dare un avvertimento ai concorrenti in modo da evitare il ripetersi di situazioni che da un lato generano incertezza, dall’altra sono una sicura fonte di rischio. Dunque cosa avremmo dovuto fare?
La risposta è semplice: poiché non sarebbe stato giusto penalizzare Marc o Vale visto che avevamo deciso che entrambi erano nel loro pieno diritto per tentare l’intentabile, avremmo quantomeno dovuto giudicare la riuscita della manovra, per entrambi. Perché se è innegabile che Marquez si è gettato nel varco lasciato aperto da Rossi, quest’ultimo pur davanti di pochissimo ha cercato di chiudere il buco con il risultato di una collisione nel quale è facile rilevare il concorso di colpa. E dunque?
La cosa più semplice, in questo caso, sarebbe stato assegnare ad entrambi una penalizzazione in secondi – la stessa – che non avrebbe avuto alcun effetto sulla classifica penale, se non quella di avvicinare il terzo, Jorge Lorenzo. Ci sembra già di vedere qualche sorrisetto per questa decisione Pilatesca. In realtà essa sarebbe stata un chiaro segnale ai duellanti per il futuro.
Li avrebbe avvertiti che non è sempre Natale è quei 10 secondi comminati ad entrambi – così per ipotesi – sarebbero potuto diventare 15 in un futuro. Questo per evitare che la spallata dell’ultimo giro od il taglio di variante possa venire inserita fra i trucchi sempre possibili da effettuare perché considerati leciti. Mentre invece è chiaro che non è così, e che ogni collisione, come ogni taglio di variante dipende da una manovra errata e dunque punibile non in assoluto ma dopo aver esaminato i fatti.
Una decisione in questo senso avrebbe insomma fatto capire a tutti i piloti, non solo a Marc Marquez ed a Valentino Rossi, che reiterati comportamenti aggressivi possono portare sì alla vittoria, ma anche ad una possibile squalifica. Ha ragione Jorge Lorenzo: “Il motociclismo è lo sport più pericoloso e si è fatto poco per tutelare certe manovre. Nella Formula 1, così come nel calcio, i contatti vengono spesso sanzionati. Anche nella MotoGP serve andare in questa direzione”.
Una direzione che non significa l’abolizione del coraggio, la rinuncia allo spettacolo, il premio al meno coraggioso, ma solo la conferma che tutto ciò che accade in pista deve sottostare ad alcune regole. Perché non deve vincere il più cattivo agonisticamente, colui che, alla lunga, è in grado maggiormente di intimidire gli avversari, ma il più bravo, il più veloce, nel rispetto delle regole.
Detto questo ogniqualvolta c’è un taglio di variante od un contatto, ci deve essere un rapporto scritto da parte della Direzione Gara che, sulla base del codice, deve assumere una posizione. Nel caso di specie Rossi avrebbe vinto egualmente, ma sia lui che Marquez avrebbero capito che arrivare al contatto non è la migliore soluzione per terminare un duello.
Una cosa, questa, che avrebbe dovuto essere fatta anche nel passato, e con diverse misure repressive a seconda della circostanza. Perché è indubbio che Rossi nel 2011 rovinò la gara di Stoner cadendogli davanti per un errore in staccata, così come entrambi i sorpassi al Cavatappi non furono cristallini, dal punto di vista regolamentare.
Chi oggi si lamenta della MotoGP, accusandola di essere troppo show e poco sport, dovrebbe convenire con questo ragionamento. Senza necessariamente parlare di complotti. La colpa, diciamola tutta, non è quasi mai dei piloti.
La colpa è spessissimo invece di chi non è capace di far rispettare la legge. Una cosa difficilissima quando oltre alla legge si deve tener conto della politica. Ma lo sport, per definizione, dovrebbe fare a meno della politica. O no?
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