Martedì 05 Gennaio 2016
Fra un mese, il 4 febbraio prossimo, la GP Commission si riunirà a Ginevra per decidere del futuro assetto della MotoGP e Vito Ippolito, Presidente della FIM, ha le idee chiare e si prepara a portare avanti le sue battaglie.
Molti infatti sono i problemi sul piatto. Problemi dei quali l'italo-venezuelano discute giornalmente con la sua controparte, Carmelo Ezpeleta, Ceo della Dorna.
Uno di questi è stata il brutto finale del campionato, con le polemiche fra Rossi e Marquez, ma non solo. C'è stato il ricorso di Valentino al TAS, si è parlato di biscotti, di errori della Direzione di Gara, insomma l'agenda è piena di argomenti politici di cui discutere. Poi ci sono gli aspetti tecnici, come la situazione di stallo della Moto2. Tutte cose, insomma, che richiedono un intervento immediato.
"Una delle prime cose di cui discuteremo, ovviamente - commenta dalla sede della Fim in Svizzera Vito Ippolito - sarà la questione relativa ai Giudici di Gara. La mia idea è che a questi possano continuare ad essere demandati i giudizi immediati riguardanti infrazioni fattuali, come un jump start, la velocità eccessiva in pitale, l'esposizione di una bandiera blu. Cose, insomma, sulle quali non si richiede un giudizio di merito. Sul resto, invece, ci potrebbe essere un giudice unico. Magari coadiuvato da un collegio di esperti.
Un sistema che si situerebbe a metà con quello in vigore in F.1.
"Stiamo comunque - sottolinea Ippolito - ancora sviluppando idee con tutte le parti in causa, Irta, MSMA, ed anche con i piloti stessi. L'obiettivo è sveltire le decisioni di normale amministrazione, ma anche di emettere giudizi più veloci e soprattutto più corretti. Per esempio trovo l'attuale sistema delle sanzioni a punti francamente iniquo".
Si riferisce, il presidente della FIM, a quel sistema che, con l'attribuzione di tre punti di penalità a Valentino Rossi per i fatti di Sepang, ha portato il 9 volte iridato a partire dall'ultima fila dello schieramento di partenza a Valencia dato che sulla sua 'patente' già figurava un punto di penalità rimediato a Misano.
"Spiego il perché
il sistema a punti è iniquo - prosegue Ippolito -
Prendiamo come esempio proprio il caso di Rossi. Qualora questi dovesse prendere un ulteriore punto di penalità all'inizio della stagione non succederebbe praticamente nulla, ma a settembre 'scadrà' il punto preso a Misano, perché la penalità vale per 365 giorni, dunque Rossi tornerebbe ad avere tre punti. In questo caso basterebbe un punto ulteriore per far scattare nuovamente la partenza dall'ultima fila nel Gran Premio successivo.( ) Una sanzione già scontata da Valentino. Questo sistema crea un circolo vizioso che è necessario interrompere".
Il ragionamento di Ippolito è ineccepibile. Sia Franco Uncini che Javier Alonso, attuali membri della DG, hanno già preso nota della giusta eccezione del Presidente. E' pure vero che bisogna in qualche modo scoraggiare i piloti dal commettere infrazioni e reiterare comportamenti ingiusti.
"Bisogna tornare al perché è stato creato il sistema dei punti. Le intenzioni erano buone, ma poi nella realtà l'applicazione lo è stata meno ed abbiamo cominciato a mettere una pezza sull'altra. Non è possibile rappezzare sempre il regolamento. Ripeto, io sono dell'idea che bisogna assegnare penalizzazioni che non si prestino ad interpretazioni e che colpiscano unicamente il colpevole. Sapete, il sistema dei punti è stato clonato su quello dei punti-patenti in vigore in molti Stati, ma ciò è reso necessario dal fatto che una nazione ha a che fare con migliaia di infrazioni ogni giorno e non può certo mettersi lì a discuterle singolarmente. Noi invece possiamo farlo. Facciamo l'esempio, frequentissimo, dei piloti della Moto3 che spesso rallentano pericolosamente per prendere una scia per migliorare il loro tempo in qualifica. Per questo tipo di infrazione è migliore una multa in denaro che un punto sulla licenza. Diamogli 20.000 Euro da pagare e vedrete questo tipo di infrazioni diminuire, specie in Moto3 o Moto2 dove i budget dei team sono ridotti. Si potrebbe anche agire in modo diverso, aggiungendo per esempio un secondo al miglior tempo. Questo vanificherebbe lo sforzo per migliorare la posizione al via. Possiamo anche pensare a sanzioni che colpiscano la classifica del mondiale. Per la mia esperienza i piloti sono particolarmente sensibili a due cose: il denaro e la perdita di punti in classifica. Secondo me dobbiamo andare verso queste soluzioni".
Sul tavolo c'è anche il problema Moto2. La classe sta progressivamente perdendo di importanza, fatto dimostrato dalla sempre più frequente tendenza a far saltare i piloti direttamente dalla minima categoria alla MotoGP, come è accaduto con Jack Miller e stava per succedere con Danny Kent.
"Bisogna tornare ai motivi che hanno determinato la nascita della Moto2 - analizza Vito Ippolito - la categoria è nata dalla crisi determinata dall'assenza delle Case, con il passaggio dai motori a due tempi a quelli a quattro. La soluzione immediata è stata creare una classe con un telaio ed una ciclistica da prototipo con un motore di serie, il CBR Honda. Non c'erano alternative in merito. Del resto visto che all'epoca a capo della Superbike c'era Flammini non si poteva creare un clone della categoria Superstock. Devo dire però che sono rimasto deluso dal comportamento delle Case. Io mi aspettavo che quelle presenti in Moto3, Honda, KTM, Mahindra, mostrassero la volontà, prima o poi, di approdare ad una nuova Moto2 che potrebbe essere una 500cc bicilindrica. Non costerebbe infatti molto, avendo già effettuato lo sviluppo della parte termica, aggiungere un cilindro e raddoppiare così la capacità. Purtroppo non abbiamo avuto sollecitazioni in merito. La FIM comunque è aperta a varie soluzioni e guarda anche al futuro: possiamo anche pensare a moto ibride, elettriche".
E a proposito dei rapidi passaggi di categoria, come quello fatto da Jack Miller?
"Sarebbe ovviamente meglio per la formazione del pilota che si passasse per le due classi minori. Certo poi bisognerebbe guardare caso per caso. Prendiamo quello di un pilota che vince tutti i Gran Premi della Moto3, può accadere. Bisognerebbe per lui fare una eccezione. Oppure prendere in considerazione l'età. Se è giovanissimo o ha 24, 25 anni. Insomma questi sono aspetti da affrontare caso per caso. Non vedo problemi".
A Vito Ippolito, a conclusione della chiacchierata, non possiamo ovviamente non domandare qualcosa sui "rumores" nati sul "caso Ezpeleta".
"Personalmente non ne sono nulla, ed ho parlato con Carmelo stamattina. Detto questo la riunione del loro board c'è stata nel dicembre scorso, ed anche in questo caso qualora ci fossero state novità avrei dovuto essere informato".