Articolo tratto da qui (Di Alessio Brina22 Novembre 2016):
http://www.chilometrando.it/auto/le-7-v ... ula-uno/2/Zio te ne vengono in mente altre?
Prima, sola ed unica vettura di Formula Uno a disputare un Gran Premio munita di sei ruote.
Quattro ruote accoppiate sull’anteriore, a due a due in linea e due sul retrotreno.
Fu progettata da Derek Gardner, che sosteneva come un sistema a tre assi avrebbe permesso di schiacciare il muso ed aumentare la deportanza.
Al progetto aderirono case blasonate: la Goodyear sviluppò una gomma apposita, più piccola di 3 pollici rispetto gli standard, con una mescola dedicata; la casa petrolifera Elf e la Citibank si occuparono del finanziamento.
Vinse il Gran Premio di Svezia 1975.
Muso trapezoidale, turbina a gas, prese d’aria dietro l’abitacolo del pilota e freni entrobordo.
Usualmente le pinze si trovavano sul portamozzo di ciascuna ruota, in questo caso erano invece integrati nel telaio secondo una soluzione di alta tecnologia.
Ideata da Colin Chapman, si rivelò una delle vetture più rivoluzionarie della massima serie, ottenendo 20 vittorie in 75 corse, 3 campionati costruttori e ben 2 campionati piloti. Un contributo decisivo alla storia ingegneristica della Formula Uno.
La Brabham BT46, cosiddetta “auto turbina“, è quel che succede quando Bernie Ecclestone, proprietario della scuderia, e il progettista Gordon Murray vendettero l’anima al diavolo. Ci sono versioni della storia differenti che credono che il diavolo sia lo stesso Ecclestone ma non ci sono fonti certe.
Gli ingegneri montarono una grossa ventola sul retrotreno della vettura, una turbina in grado di creare artificialmente deportanza aumentando notevolmente l’effetto suolo e, conseguemente, velocità.
Una sola gara corsa, una gara vinta prima di essere bandita. Troppo veloce per tutti.
Juan Manuel Fangio e Stirling Moss ebbero la fortuna di mettersi al volante di questa incredibile auto durante il campionato 1954 e 1955.
Lo stratosferico palmares vede nove vittorie su dodici partenze al via.
Un telaio a tubi di magnesio conteneva un motore risultato di un prodigio ingegneristico di più teste: otto cilindri, 2.500 cc.
La caratteristica che più salta all’occhio è però la carenatura: sebbene la livrea appesantisse il veicolo, le garantiva una aerodinamica senza pari arrivando a coprire anche gli pneumatici.
Per qualcuno è una delle monoposto più brutte della storia, con quei tre enormi radiatori impilati in linea uno sull’altro ed esposti a vista sul frontale della vettura.
Partecipò al campionato di Formula Uno dal 1973 al 1981 come scuderia minore con scarsi risultati: il migliore risultato è un decimo posto.
Portò al debutto un certo Nelson Piquet e vide al suo volante Clay Ragazzoni nelle ultime quattro gare della sua carriera, prima che il fatale incidente di Long Beach lo rendesse paraplegico.
Ideata e sviluppata dall’ingegnere francese Gérard Ducarogue, gareggiò nella stagione di Formula Uno del 1976, ottenendo 20 punti fino a posizionarsi al quinto posto nella speciale classifica costruttori.
La vettura fu manovrata da Jacques Lafitte, con la quale guadagnò la pole position al Gran Premio d’Italia di quell’anno, a Monza.
Riuscì perfino, per due volte, a salire sul gradino più basso del podio: una volta a Monza in quella stessa occasione, una volta a Spa-Francorchamps.
Aveva una particolare forma a sogliola.
La March 771 fu progettata nel 1971 da Frank Costin, già tecnico di Vanwall e Lotus.
Aveva una linea ovoidale ed un caratteristico alettone anteriore rialzato a mo di vassoio, denominato appositamente “tea-tray“.
Montava i freni integrati al telaio come la Lotus 72 ed un motore V8 Alfa Romeo.
Il team ufficiale puntò su un giovanissimo Ronnie Peterson, il quale ottenne numerosi ed importanti piazzamenti che gli valsero il secondo posto finale nel campionato piloti.
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METEOROLOGO E CONSULENTE CINOFILO