Rossi con il capitano della nazionale azzurra di sci Giorgio Rocca
da motoonline.com
Rossi ambasciatore della sicurezza per Dainese con lo sciatore Giorgio Rocca. Abbiamo incontrato il campione a Vicenza, prima della presentazione della squadra Yamaha che si terrà il 2 febbraio sulle nevi di Bormio
di Marco Masetti
Vicenza - Prima di tutto un breve ripasso: Valentino Rossi è il più grande pilota in attività e come tutti i piloti tiene molto alla propria incolumità e la Dainese è l'azienda di Vicenza che da anni (più di 30) ha interpretato la sicurezza dei piloti e anche dei motociclisti. Unendo le forze cioè la tecnologia di Dainese e il potere mediatico di Rossi che Lapo Elkan ha definito "il più grande comunicatore che ci sia in giro" sta nascendo una grande iniziativa volta a portare le protezioni dei piloti a disposizione dei motociclisti, soprattutto dei più giovani, dei ragazzi che girano con gli scooter nelle pericolosissime strade italiane.
Mentre Rossi posava in studio per le foto del catalogo Dainese, è arrivato Giorgio Rocca, carabiniere di Livigno (il posto dove Rossi va a sciare) e capitano della nazionale azzurra di sci impegnata ai mondiali di Bormio. E non è un caso, visto che Dainese da più di dieci anni fornisce agli sciatori la propria tecnologia per la protezione. Rocca è un grande appassionato di motori e sogna una sfida con Rossi, magari in due manche con la motoslitta e le auto da rally, mentre Rossi sogna di vedere da vicino e lo farà a Bormio "gli sciatori in azione che danno emozioni come noi della MotoGp". Poi Rocca dice una cosa che fa capire in quale considerazione sia tenuto Rossi dagli altri sportivi: "E' un grande, l'anno scorso ha vinto un mondiale che sulla carta era difficilissimo e ha fatto rinascere una moto, la Yamaha che sembrava incapace di vincere. Ha fatto una cosa incredibile, ha fatto diventare vincente la Yamaha, come aveva fatto Schumacher con la Ferrari". Insomma, stima ad alto livello, anche dai campioni.
Ma adesso parliamo di sicurezza... Lino Dainese, patron dell'omonima azienda annuncia dal suo show room che Rossi, come prevedibile, sarà a testimonial e ambasciatore di una campagna di nuovo concetto per la sicurezza, e precisa: "Lo sarà anche in futuro, anche se lascerà la moto, perché le sue doti di comunicatore sono accettate da tutte e solo lui può parlare di sicurezza senza comunicare ansia. Lui può aiutare a salvare delle vite". Certo Dainese sa tutto di Rossi: vestiva il padre Graziano ed è stato il fornitore di abbigliamento tecnico di Valentinoo fin dall'esordio". La campagna sta nascendo, avrà come slogan "Fai come me usa la testa", ma soprattutto dovrà far capire che protezione è una concetto positivo, che può anche diventare una moda, qualcosa che unisca estetica e sicurezza. Non male come programma, ambizioso al punto giusto perché vuole coinvolgere i ministeri (educazione, trasporti...) per parlare fin dalla scuole di sicurezza.
Rossi è in perfetta sintonia, in effetti lui oltre ad essere un idolo, è uno che in moto ci va e che usa le protezioni "e il casco, da sempre, perché, paradossalmente, è meno pericolosa la MotoGp della strada. In città ci vogliono otto occhi e poi devi pensare anche per gli altri. Un consiglio ve lo do: quando vedete un'auto ferma allo stop e voi avete la precedenza, pensate sempre che la macchina potrebbe partire all'improvviso e poi tu fai una curva dalla tua parte, e magari un autobus invade la tua corsia o un camion ha seminato dell'olio". Rossi, insomma, ripete quello che vi direbbe qualunque vecchio motociclista: fidarsi è bene, non fidarsi è meglio!
- Valentino, te lo senti questo ruolo sociale, da ambasciatore?
"Ambasciatore no, sono ancora troppo giovane, però io penso che i ragazzini di 14 anni stiano a sentire più volentieri me. Del resto anch'io a 14 anni avrei ascoltato Schwantz se mi avesse detto di portare il casco. A proposito io l'ho sempre portato, di qualità e allacciato".
- Parliamo di sport: cosa ne pensi Rossi del fatto che Ezpeleta, patron della Dorna, ha detto che il motociclismo continuerà anche senza di lui?
"Il motociclismo esisteva prima di Rossi e resisterà anche dopo di me. Magari io l'ho reso più popolare con le vittorie e i festeggiamenti ma continuerà. E poi ci sono altri piloti italiani pronti a far risultato. Penso a Dovizioso, Simoncelli e Melandri che ha solo 21 anni. Forse gli spagnoli sono in vantaggio, ma noi non siamo scarsi".
- Cosa pensi degli altri, di quelli che perdono? Che scuse tireranno fuori se lo faranno anche quest'anno?
"Sono tre anni che sento la stessa, che non ci saranno più scuse. Ma quelle ci saranno sempre. Uno che arriva dietro deve sempre trovare un perché".
Insomma, come gli esami, le scuse non finiscono mai.
- Cosa ti hanno detto i test di Sepang? Esoprattutto cosa ti aspetti dai prossimi?
"La mia moto va bene e questa era la mia maggior curiosità, certo non è al 100%, ma ci mancherebbe, è totalmente nuova. Adesso sono curioso di vedere cosa porterà la Honda che farà debuttare le moto 2005".
Ciao Rossi, tutti a casa. Da domani hai un lavoro in più, ambasciatore della sicurezza, speriamo che il tuo genio contribuisca a salvare giovani vite. Intanto prendete nota di questa sua frase: "Quando vado in moto, e io ci vado spesso nella bella stagione, mi metto il casco, scarpe protettive e guanti e una giacca con le protezioni. E uso tutti gli occhi".
Quegli otto occhi che servono in città, oltre alle protezioni.