MOTO, IL TEAM CAMEL-HONDA
Barros, assalto a Valentino: «Rossi è favorito, ma faticherà»
dal nostro inviato
MILANO - Il 10 aprile Jerez de la Frontera sarà il suo Gran premio numero 242. Alex Barros anche quando gattonava lo faceva a tutta velocità: 34 anni spalmati in una vita di corsa e di corse senza considerare i campionati minori. Una figlia di 15 anni, Marina, poi Jasmine di 10 e Lucas di 9 (che, naturalmente, già corre in moto), la bellissima moglie Patricia, la passione sconsiderata per il calcio, l’amicizia con Barrichello e una missione parzialmente realizzata: battere Valentino Rossi. Barros e Biaggi si sono scambiati le moto cambiando reciprocamente team, ma il nemico resta lo stesso: Rossi.
Barros, la Honda ha tanti piloti di primo livello ma il favorito resta sempre Rossi?
«Sì. Perché la sua moto è cresciuta, è un pilota fortissimo e la sua squadra non lascia niente al caso. Ma ho la sensazione che quest’anno contro noi della Honda dovrà faticare un bel po’ per confermarsi campione del mondo»
Chi sarà l’anti-Rossi tra lei, Biaggi, Gibernau, Bayliss, Hayden, Melandri e Tamada? «Negli ultimi test in un secondo di distacco c’erano almeno dodici piloti. Sarà un campionato estremamente combattuto. Melandri sta crescendo bene, Biaggi lo conosciamo, Gibernau va forte. Ma non dimenticate le Ducati: le ho viste molto cattive e Carlos Checa ha una gran voglia di riscatto»
E lei? E’ fuori dai giochi per il titolo?
«Questo mai. Non ho mai vinto un mondiale mi dà una motivazione fortissima. L’anno scorso per un problema alla gamba ho corso alcuni Gran premi contro il parere del medici: la sofferenza mi ha rafforzato. E poi l’esperienza mi ha insegnato a dosare la rabbia: si può andare oltre i propri limiti, ma bisogna sempre essere razionali e mai emotivi. E poi la differenza tra la moto privata che guiderò nella prossima stagione e la ufficiale dell’anno scorso è davvero poca»
Si spieghi meglio
«A questo punto della stagione e fino ai primi cinque o sei Gran premi le moto private o ufficiali sono sostanzialmente uguali. Può esserci un decimo, forse due di differenza, facilmente compensabili dalla capacità del pilota che è sempre il solo a fare davvero la differenza»
Però il mondiale dell’anno scorso la Honda è sembrata più orientata a perderlo piuttosto che a vincerlo
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e ha seguito le strade tecniche suggerite da Hayden, Biaggi e Gibernau: così non va bene, si finisce per fare confusione».
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