di Guido Meda ( da Controcampo)
Compagni sui kart, oggi Melandri sfida Rossi
In Qatar una gara perfetta, battendo un amico che è cresciuto con lui. Marco ci ha provato e si è meritato i complimenti del campione
Diciotto anni fa Dino Melandri, padre di Marco, quando era la bella stagione caricava il piccolo in macchina e dirigeva su casa Rossi. Valentino aspettava sul cancello, poi saliva e con Marco, che era di tre anni e mezzo più piccolo di lui, andavano al kartodromo. Giravano con le minimoto. Valentino aveva una tartarugona di pelouche attaccata sul casco con una ventosa, un regalo della mamma che ancora sta nel motorhome.
Melandri era timidino, biondino, con davanti due palettoni di denti. E quando si girava anche il giorno dopo, si invitavano a dormire, a casa dell'uno o a casa dell'altro. Una buona condivisione di anni bellissimi, senza progetti che non fossero il divertimento su due ruote puro e semplice.
Ora si stringono la mano così, seduti su selle caldissime, consumati da un duello in mondovisione in mezzo al deserto duro di un paese arabo. Così va la vita.
Non staremo a farla lunga, a infiocchettare un'amicizia che come era una volta ora non può essere più. Però un pensiero, almeno un istante, ci ha sfiorati in quella corsa del Qatar: Che Melandri per la sua prima volta in motogp ce la potesse fare. Ce l'ha fatta Rossi invece, come un'abitudine, che in Melandri ha trovato il suo ultimo, durissimo avversario. Che a Melandri ha fatto complimenti che lasciano il segno, perchè è raro che Rossi conceda onore gratis così. Ma ha detto la verità: Melandri in condizioni perfette è con Capirossi il più veloce che ci sia in circolazione.
Si è rotto un incantesimo in realtà sulla pista del Qatar; quel vago sospetto che il giocattolo Rossi quest'anno avesse scaricato le pile non c'è più. Due gare all'inseguimento in Giappone e in Malesia, passando per un incidente che il destino ha voluto proprio con Melandri; passando per un'immagine in cui Valentino chiede scusa a Marco ferito e accasciato nella ghiaia. Poi Capirossi, come un gran rilancio del movimento che spezzava il monopolio. Ma una preoccupazione piccola, diciamo la verità, ce l'avevamo un po' tutti. Poteva essere l'appagamento legittimo di Rossi o la crescita smisurata e rapidissima delle Bridgestone. E magari il gigante che abita nella fantasia di qualcuno ha pure pensato a Schumacher e alla Ferrari. Beh, bella sciocchezza. Insomma, lo abbiamo sottovalutato, punto e basta.
In questo progetto Rossi-Yamaha non ci sono progetti, ecco tutto. C'è solo un modo di fare che è quello di contemplare il meglio come e quando si può. La Yamaha M1 del Qatar non ha più complessi di sudditanza, nemmeno carenze in velocità massima. Mancavano cavalli un anno fa, non mancano più. A voler proprio cercare il pelo nell'uovo potremmo scomodare un pizzico di stabilità in più a favore della Honda, ecco tutto.
Ma non sarà una scusante per Rossi che, anzi, non ha perso un microfono e con esso un'occasione per ringraziare il team e il reparto corse di avergli dato una moto a posto, che andava fortissimo e frenava pure benissimo. Con l'orgoglio vero di chi l'ha fatta crescere.
Se insomma con Melandri è stato un duello ad armi pari come pare, c'è onore per entrambi. Per Melandri che è andato a un soffio dalla vittoria in una delle gare più tirate e spettacolari della stagione, arrivando vicino al pilota che anche secondo lui è il migliore del mondo e per Rossi che ha ripreso senza uno sbandamento il suo cammino sulla strada dei record.Sono 10 vittorie in una stagione. Ancora una e siamo a livello della Honda del primo anno di motogp, la stessa che entrava nei luoghi comuni come la perfezione a cui andava ogni merito. Ancora tre gare così e poi magari si potrebbe fare tutti un bel passaggio al kartodromo scoprendosi meravigliosamente cresciuti.
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