ciao, vi riporto un articolo da La Stampa:
GIULIA ZONCA, INVIATA A SCARPERIA
La pista magica ha preparato l’asfalto per il suo campione. Tre giorni di acqua e umido che attacca le gomme e devasta i tempi, ma quando la Yamaha di Valentino Rossi si stacca dal cavalletto sulla griglia di partenza è tutto secco, fermo. Nuvole in viaggio e vento in diminuzione che alza e abbassa il lenzuolo steso allo start: «Tanti dicono che sei al tramonto, ma noi sappiamo che sei sempre l’alba».
E’ il popolo giallo, in vena di romanticismo e in delirio davanti alla sesta vittoria consecutiva di Vale al Mugello, in delirio prima ancora del trionfo e incredulo a fine gara che è un nuovo inizio per il Mondiale e anche euforia piena, festeggiata come una rivincita: «Questo trionfo vale doppio, perché è su questa pista e perché Stoner è giù dal podio e noi siamo a -9 in classifica. Si riparte da casa e ringrazio chiunque mi sia stato vicino, tutti i buoni amici, quelli veri». E’ la seconda vittoria di questa stagione ondeggiante, un anno in cui vanno veloci in tanti e a ogni traguardo si contano gli anni di chi sale sul podio. Cambio generazionale o cambio di marcia, di gomme, di grip, ma i fenomeni non li puoi cambiare e qui Valentino si è preso ogni gran premio dell’era MotoGp, dal 2001 a oggi. Dalla gag dei vigili, studiata dal tifo organizzato al bacio in bocca, via casco, del capo di quello stesso fan club, Rino Salucci che è saltato in pista ieri proprio come 6 anni fa.
Stavolta non ci sono travestimenti, ci si conosce troppo bene, dopo tutto questo tempo passato a vincere davanti al pubblico italiano. Basta un giro d’onore emozionato, una foto in piedi sulla moto e il lancio del casco a rendere unica la giornata:
«Io sono molto geloso delle mie cose, maniaco, ho regalato il casco solo in un’altra occasione, Australia 2004, giorno in cui ho vinto il quarto Mondiale in MotoGp. Però stavolta ho disegnato il cuore proprio perché era quello che serviva. Ci volevano anche altre due cose, ma non sarebbe stato bello disegnarle sul casco e poi quelle ce lo ho messe io. Il cuore lo hanno messo anche loro con un tifo straordinario che non sono riuscito a sentire dalla moto. L’ho visto. Salutavano persino dalla curva della Ducati. Il casco era il minimo, speriamo non lo mettano su e-Bay».
E’ partito male, dietro, all’ottavo posto con il magone in crescita per tre giri. Ai box gente tesa e il team manager Davide Brivio a smistare il nervosismo di una squadra in gioco. A Le Mans, ultima corsa, un disastro. Poi un giorno di prove in Francia per aggiustare gomme, sospensioni e velocità in cerca della stabilità.
Testa bassa, su problemi evidenti, tutti coinvolti e alla fine ognuno si è preso un abbraccio, una pacca sulla spalla da Valentino che ha chiesto più attenzione e l’ha avuta: «Ci ho messo un po’ a far entrare le gomme in temperatura, abbastanza per sentire arrivare la paura. Poi i primi sorpassi, la moto che risponde e ho iniziato a divertirmi. Hanno spinto tutti come diavoli dalla prima curva».
Una volta era più semplice, lui era fuori categoria: davanti a Gibernau, davanti a Biaggi, davanti a Capirossi «quello che nel 2006 mi ha spaventato di più». Brivio se lo ricorda ancora: «Per questo ho pensato che Vale doveva prendere vantaggio, avevo davanti quel recupero infinito di Loris, giusto un anno fa. Quasi sul rettilineo lo riprende». Ieri non c’era rischio, Rossi correva per seminare gli altri: «Era importante per la mia serenità. Mi interessava il distacco». Dice che definire il risultato «insperato» non è giusto, però è proprio la parola che usa e pesa: «Sì, finiti i tempi del dominio. C’è altra gente in pista. Sappiamo che bisogna soffrire ogni volta e che questo campionato te lo porti a casa con meno di 10 vittorie. Con la resistenza e con i segreti che ogni pilota ha. Come quelli che conosco e sfrutto su questa pista magica». Il popolo giallo, targato 46, non si muove da lì, occupa le 15 curve del Mugello con le bandiere e gli scooter «senza acqua si sono goduti lo show».
E lo show è lui, Valentino Rossi, ormai vecchia generazione, ma sempre l’uomo che anima questo mondo in corsia di sorpasso. «Quando vince Rossi, vincono tutti» è il commento di un giornalista spagnolo per niente deluso dal secondo posto di Pedrosa. La prossima pista è la sua, Barcellona. «Solo che al Mugello guardavano tutti Vale e in Spagna guarderanno tutti lui uguale». Le generazioni cambiano, i fenomeni no.
Io non so se qualcuno di voi ha conoscenze "in alto" .... ma sarebbe bello fargli sapere che chi ha il casco NON ha nessunissima intenzione di venderlo e che è in ottime mani!!