da una intervista all'astrofisico James McCanney
Il Cover-up della NASA
A riprova delle importanti rivelazioni fatte da Maynard e dell’effettiva fondatezza di alcune di esse nel 2003 l’astrofisico James McCanney rilasciò alcune sbalorditive dichiarazioni nel corso di un’intervista rilasciata a Rick Martin della rivista americana ‘The Spectrum’ che in seguito venne ripresa dalla rivista australiana Nexus la cui omologa versione italiana sarà pubblicato nel 2004 (v. “Quello che nasconde la NASA” - Nexus n°51). McCanney fondamentalmente ribadisce che esisterebbe un vasto programma di copertura che coinvolgerebbe enti quali la NASA, la CIA, l’NSA e lo stesso Vaticano in merito all’esistenza e al prossimo avvento del Decimo Pianeta.
“La NASA - afferma McCanney - è costituita da un gruppo di scienziati. Questo è il modo in cui la intendiamo: ingegneri che costruiscono velivoli spaziali e cose del genere. La NASA è di proprietà ed è gestita dalla NSA (National Security Agency). Al di sopra della NASA vi è un livello che la controlla. Daniel Goldin, che entrò a far parte della NASA negli anni ’90, proveniva dalla CIA ed il suo lavoro fu quello di secretare o mettere il coperchio sulla NASA; una volta arrivato la prima cosa che fece fu di firmare a tutti coloro che – a tutti i livelli – lavoravano per l’ente un accordo NSA per la non divulgazione di notizie. La NSA è parte integrante del governo di sorveglianza già attivo. Il Governo Mondiale Unico è già in carica ed è intorno ad esso che ruota tutto quello che accade attualmente”. Tra l’altro proprio in merito a quest’ultimo aspetto Martin pone il quesito sull’eventualità se nel caso anche i Gesuiti siano dietro a tale disegno: ”Gesuiti? [Ride]. Il Vaticano - replica l’astrofisico - ha un ruolo di primo piano nel governo mondiale e ne fa parte, ma non rappresenta l’intero quadro. Si tratta piuttosto di una situazione planetaria, nella quale sono implicate centinaia di famiglie, famiglie assai facoltose, presenti in ogni paese del mondo; esse controllano la politica, l’economia e la finanza. Quindi si tratta di una vasta rete di personaggi di questo tipo”. Per quanto riguarda le rivelazioni sulla NASA e soprattutto sul Vaticano fatte da McCanney (così come Maynard) supportano chiaramente alcune delle informazioni fornite dal Gesuita al sottoscritto un paio d’anni prima (v. L’intervista al Gesuita). Per quanto riguarda la affermazioni dell’astrofisico sul coinvolgimento della Chiesa riporto proprio un breve stralcio dell’intervista:
Martin: Quali preoccupazioni desta alla NASA il “Decimo Pianeta”? Ha a che fare con la civiltà sumera e gli Anunnaki? Oppure si tratta di qualcos’altro?
McCanney: Non direi, ma la nozione che esiste questo “Grande Oggetto” che si presenta con regolarità è antica. Ciò rientra nei massimi livelli di segretezza in molti di questi gruppi, fra cui il Vaticano. Intendo dire che la prima cosa che ha fatto il Vaticano quando si è manifestata Hale-Bopp è stata quella di costruire in Arizona un osservatorio di classe mondiale e di riempirlo di astronomi. Perbacco, chissà perché? Poi ne hanno un secondo. Ma quello che è interessante è accaduto dopo che Hale-Bopp è passata – perché pensavano che fosse quella il “Pezzo Grosso”. Torniamo al 1991. Hale-Bopp fu scoperta ufficialmente nel 1995 da Alan Hale in New Messico e da Bopp, il giapponese; vi si imbatterono entrambi la stessa notte e quindi la cometa prese il nome dall’uno e dall’altro…..….Nel 1991 Harrington vide due cose: Hale-Bopp e, dietro di essa, qualcosa di molto più grande. Era il Decimo Pianeta. Questa è la mia convinzione allo stato attuale delle cose. Nel 1991 Hale-Bopp seguiva una traiettoria di collisione quasi diretta con la Terra; con un paio di fotografie fu possibile tracciare l’orbita, che era appunto di quasi-collisione col nostro pianeta.
Martin: Non Stupisce che ci sia stato un tale parapiglia.
McCanney: Un enorme parapiglia. Quando venne scoperta, io contattai il Goddard Space Center – di cui conoscevo la segretaria – e dissi: “Cosa sta succedendo? Sono venuto a sapere che c’è questa cometa…”. In sottofondo si riusciva ad udire gente che urlava. E lei replicò: “Oh mio Dio, questa cometa è enorme!”. Tuttavia pensai che lei intendesse dire che si trattava di una grande notizia. No, era enorme nel senso che quello che avevano rilevato era un corpo di dimensioni planetarie. Vede, è a questo punto che nasce la divisione, perché fino ad allora anche molti scienziati del Goddard non avevano scoperto nulla al proposito. Tuttavia la seguivano sin dal 1991, forse ancora da prima. Harrington la scoprì e dagli appunti del 1991 si può capire che egli sapeva perfettamente dove andare a cercarla. Ciò che accadde molto tempo fa è…è che si trattava di una delle compagne di Nibiru che devastò la Terra.
Martin: Una compagna?
McCanney: Una compagna. Quella che diventò Venere. Velikovsky aveva perfettamente ragione sul fatto che Venere fosse un’enorme cometa che attraversava il sistema solare e, dal momento in cui fu catturata da Giove sino a quello in cui trovò la Terra sulla sua strada, impiegò circa 600 anni, per poi diventare il pianeta che tutti noi conosciamo. Quindi in origine quello che accadde fu che Hale-Bopp si trovava circa 4200 anni fa, lo stesso periodo in cui Venere fu catturata da Giove; erano letteralmente delle compagne più piccole di Nibiru. Questo è il motivo per cui non volevano che nessuno venisse a conoscenza della compagna, perché sapeva che era in rotta di collisione con la Terra e che fu la compagna di quella più grande a causare il problema. Quello che tuttavia non compresero fu che Hale-Bopp era, letteralmente, essa stessa una delle compagne. Ora, quando il distruttore, il Pezzo Grosso, Nibiru, arriva, porta con sé un intero sciame di questi corpi.
Martin: Presumo che la cometa NEAT, sia uno di questi?
McCanney: Questo è il punto; quando, alcune settimane fa, siamo stati tempestati da tutte queste comete e loro non hanno mai annunciato la Cometa NEAT, C-2002/VI. Chiaramente tutta questa roba sta arrivando dall’emisfero Sud. Poi naturalmente, per i motivi chi ho citato, Harrington sapeva molto bene dove si trovava; stava “tirando giù” i pianeti Urano e Nettuno. E’ interessante notare che quando la vicenda di Harrington venne a galla, il governo cercò di rilasciare una dichiarazione servendosi di alcuni di quegli astronomi che parlano alla radio, i ragazzi della disinformazione, che se ne vennero fuori con una storiella: “Oh, bé, abbiamo corretto le masse di questi pianeti in virtù di nuove informazioni, risolvendo così il problema”. Eh no, quando si vedono i pianeti “tirati giù” non si corregge un accidente; questo correggerebbe le cose solo sul piano dei pianeti. Nel 1991 quest’oggetto era abbastanza grande da trascinare Urano e Nettuno fuori dalle loro orbite. Questo è l’ordine di grandezza di questo corpo! Quindi, capirà le preoccupazioni riguardanti la compagna, dal momento che loro sanno, così come lo sa il Vaticano, che l’ultima volta fu proprio quest’ultima a provocare danni; l’unico problema è che la compagna è poi diventata il pianeta Venere….
Martin: La Cometa NEAT è stata una sorpresa? E’ sbucata fuori dal nulla o se l’aspettavano?
McCanney: No. La Cometa NEAT è un altro nucleo assai grande; di dimensioni planetarie – probabilmente pari a quelle della nostra Luna, probabilmente maggiori. La NASA sapeva che stava arrivando, con tutta probabilità la notarono anni fa, come elemento dello stuolo di oggetti in arrivo – a cui penso come oggetti che giungono come parte dello sciame del Decimo Pianeta. Volevano che nessuno ne sapesse alcunché, per il semplice motivo che stava giungendo proprio nei paraggi del Sole e che era di grandi dimensioni. Probabilmente non si aspettavano che diventasse così luminosa come in effetti divenne tuttavia, mentre passava, fu letteralmente visibile nel cielo diurno, proprio vicino al Sole – per un periodo di 12 ore circa”.
L’intervista ad ampio spettro tocca vari aspetti salvo ritornare più avanti sul tema del Decimo Pianeta e sugli effetti del suo passaggio:
Martin: Torniamo ancora un momento al “Decimo Pianeta”. So che lei non ama parlare di cornici temporali, ma ne ha una qualche percezione? Siamo fuori di un anno? Di cento anni?
McCanney: Non lo so, ed è quello che voglio scoprire con la Harrington Expedition.
Martin: Allora a questo punto lei non ne ha idea?
McCanney: A titolo personale sì. Sono sempre restio a parlare di date, perché la gente tende a vincolarti ad esse.
Martin: Può parlarne in termini generali?
McCanney: D’accordo.………..Gli Hopi erano convinti che Hale-Bopp (1995) fosse la Katchina Blu, che doveva procedere di circa 10 anni il Decimo Pianeta; ovviamente in quel contesto 10 anni sono un termine assai relativo. Il punto è se Hale-Bopp sia stata una compagna del Pezzo Grosso, 4.200 anni fa – e questo è il ciclo: per Nibiru non parliamo di 3.600 anni, ma di 4.200 anni – quindi il suo arrivo è previsto entro il prossimo decennio. L’altro aspetto è che la gente sta focalizzando la propria attenzione sul Decimo Pianeta o Nibiru. Vorrei sottolineare che io studio i corpi del sistema extrasolare. NEAT, ad esempio, non corrisponde a nulla di quanto abbiamo mai visto in precedenza; era una cometa nuova di zecca. Quindi è impossibile stabilire se fosse collegata o meno all’arrivo di Nibiru”.
Harrington indicò dove cercare il Pianeta X
Come già emerso in precedenza dalle affermazioni di Maynard quando l’IRAS rilevò Nibiru (Pianeta X) nel 1983 la NASA stabilì che si stava avvicinando da Sud e ciò arrecò apprensione in quanto i più avanzati telescopi terrestri erano collocati nell’emisfero Nord. Una conclusione quella fatta dall’ente spaziale americano a cui inevitabilmente giunse il prof. Robert Harrington (citato da McCanney) nel 1988. In effetti, nell’estate di quell’anno, come giustamente evidenziato da Sitchin, vennero pubblicati una serie di articoli su pubblicazioni scientifiche in cui veniva condivisa da diversi scienziati non solo l’esistenza del Pianeta X (sulla scorta dei calcoli delle perturbazioni planetarie ecc) ma l’ipotesi del Dott. Harrington secondo la quale sarebbe inclinato di 30° sull’eclittica ed avrebbe un semiasse maggiore di circa 101 UA, o un asse maggiore di oltre 200 UA. Avrebbe una massa pari ad almeno quattro volte quella della Terra e con un’orbita simile a quella della cometa di Halley per cui trascorrerebbe parte del suo tempo sopra l’eclittica (nei cieli settentrionali) e la maggior parte sotto di essa (nei cieli meridionali). Non a caso il team di ricerca dell’Osservatorio Navale (ndr. che è una sezione della Marina Militare USA) giunse all’inevitabile conclusione che la ricerca si sarebbe dovuta condurre principalmente nell’emisfero sud ad una distanza di circa 2,5 volte oltre Nettuno e Plutone. Nell’ottobre 1988 Harrington divulgò le sue scoperte in un documento intitolato “La posizione del Pianeta X” pubblicato sull’Astronomical Journal e nel quale era presente uno schizzo dei cieli con indicazioni di dove si sarebbe potuto trovare (al momento) il Decimo Pianeta sia nei cieli settentrionali sia in quelli meridionali. In seguito alla pubblicazione del documento Harrington in base ai dati che nel frattempo erano stati raccolti dal Voyager 2 - che aveva raggiunto Urano e Nettuno rilevando perturbazioni costanti, piccole ma ben evidenti, nelle loro orbite – concluse che il Decimo Pianeta doveva trovarsi nei cieli meridionali. Tra l’altro il 16 gennaio del 1990 Harrington riferì all’American Astronomical Society di Arlington in Virginia che l’Osservatorio Navale aveva ristretto le ricerche del Pianeta X ai cieli meridionali ed annunciò l’invio di un team di astronomi in Nuova Zelanda presso l’Osservatorio Astronomico di Black Birch. Inoltre affermò che in seguito ai dati ottenuti dalla Voyager 2 era convinto che il Decimo pianeta fosse cinque volte più grande della Terra e circa tre volte più distante dal Sole rispetto a Nettuno e Plutone. Sfortunatamente Harrington morì prematuramente nel gennaio 1993 non prima però di fornire allo stesso Sitchin importanti conferme di persona in un incontro avuto con lui nel agosto del 1990 all’Osservatorio Navale di Washington e confermato in un’intervista fatta al noto studioso dal giornalista Luca Scantamburlo e pubblicata sul numero di Ago/Sett 2006 della rivista “UFO Notiziario”. “Primo, - afferma Sitchin - egli mi disse che il mio libro, Il Dodicesimo Pianeta, era giusto sul lato della sua scrivania per tutto il tempo, ed egli lo consultava ogni qualvolta aveva bisogno di una risposta alle domande sulla ricerca del “Pianeta X”. Secondo, egli disse e mostrò attraverso degli schizzi orbitali comparabili che il “Pianeta X” ed il “mio” pianeta, che i Sumeri chiamavano Nibiru ed i Babilonesi Marduk, sono unici e lo stesso. E terzo, egli descrisse il pianeta – le sue dimensioni, il suo essere abitabile con un’atmosfera etc”. Tra l’altro alla successiva domanda in cui si citava proprio il documento di Harrington sul Pianeta X del 1991 dove egli stesso suggeriva che poteva essere visibile nei Cieli Meridionali nella regione del Centauro e dell’Idra, Sitchin rispose: “Sì. Egli mi mandò uno schizzo, segnando con la sua calligrafia dove dovrebbe concentrarsi la ricerca; l’ho pubblicata nel libro Genesis Revisited (L’Altra Genesi, Piemme 2004). Ciò che disse concordava con le predizioni bibliche che riguardano il ritorno del pianeta.”. Ora, quanto finora esposto risulta rilevante e chiarificatore per gli argomenti che verranno riportati d’ora in avanti e che potrebbero essere utili alla comprensione dell’affaire Decimo Pianeta. In seguito alla missione IRAS del 1983, in particolar modo dalla seconda metà degli anni ’80, in vari parti del mondo sono stati costruiti nuovi e avanzati telescopi nell’emisfero settentrionale ma molti, guarda caso, concentrati in varie aree geografiche nell’emisfero meridionale. Lo stesso Vaticano in quegli anni avviò, grazie ad un’apposita legge varata dal Congresso degli Stati Uniti, la costruzione del VATT (Vatican Advanced Technology Telescope) sul Monte Graham in Arizona. Il complesso astronomico sul Monte Graham vide la costruzione di tre telescopi uno di questi, il Graham International Observatory che gestisce l’avanzatissimo Large Binocular Telescope – LBT frutto della collaborazione tra Stati Uniti, Italia e Germania. L’ideazione e costruzione dell’LBT ha richiesto una ventina d’anni, coinvolgendo industrie e comunità scientifiche dei tre paesi partecipanti ed è il più grande telescopio ottico su singola montatura (cioè che ha due lenti montate sulla stessa struttura meccanica, come un binocolo) mai realizzato è il più potente di tutto l’emisfero nord con una definizione addirittura superiore al telescopio orbitante Hubble. Il super telescopio è dotato di un sofisticato apparato denominato Large Binocular Camera, un sistema di supermacchine fotografiche digitali in grado di effettuare osservazioni dall’ultravioletto all’infrarosso, con una sensibilità un miliardo di volte più alta di quella dell’occhio umano. Negli anni ’90, soprattutto a partire dalla seconda metà, e nel nuovo millennio hanno visto la nascita importanti strutture quali il Very Large Telescope (VLT), l’Osservatorio Gemini, il South African Large Telescope (SALT), il South Pole Telescope, l’IRAIT e il PLATO (Plateau Observatory). Costruito in varie fasi a partire dal 1998 il Very Large Telescope Project (VLT - Telescopio Molto Grande) è un sistema di quattro VATT, opera distaccatamente dal Mounttelescopi ottici separati, affiancati da vari strumenti minori. Ognuno dei quattro strumenti principali è un telescopio riflettore con uno specchio primario di 8,2 metri. Il progetto VLT, costato circa 500 milioni di dollari, fa parte dell'European Southern Observatory - ESO (Osservatorio Europeo Meridionale) un’organizzazione astronomica internazionale, creata nel 1962, di cui fanno parte, al momento, paesi dell'Unione Europea quali: Belgio, Danimarca, Francia, Germania, Italia, Olanda, Portogallo, Spagna, Svezia, Svizzera, Regno Unito. La maggior parte degli suoi osservatori dell’ESO si trovano in Cile (da qui il nome meridionale) dove gestisce due grandi osservatori astronomici nel deserto di Atacama, l’Nel novembre 2005 in Sudafrica, con tanto di cerimonia ufficiale di battesimo alla presenza del presidente Thabo Mbeki, venne avviato il Southern African Large Telescope (SALT) un telescopio ottico del diametro di circa 10 metri, situato in cima ad una collina all'interno di una riserva naturale a 370 km a nord-est di Città del Capo, vicino alla cittadina di Sutherland. Il telescopio, concepito principalmente dal Sudafrica che ha contribuito maggiormente al finanziamento, è frutto della collaborazione di altri paesi che hanno collaborato al progetto tra i quali: Germania, Polonia, Stati Uniti, Regno Unito e Nuova Zelanda. Il SALT è il più grande telescopio ottico dell’emisfero australe, ed è in grado di riprendere immagini ed eseguire analisi di spettroscopia e di polarimetria di oggetti celesti che non sono visibili dall'emisfero boreale. Inoltre, raccoglie oltre 25 volte più luce di ogni altro telescopio africano esistente e può individuare oggetti deboli come una fiamma di candela sulla Luna. Osservatorio di La Silla e l’Osservatorio del Paranal, che comprende il Very Large Telescope ed il VLT Survey Telescope. Il VLT si trova sul Cerro Paranal, una montagna alta 2.640 metri sul desolato deserto di Atacama, nel Cile settentrionale. L’ubicazione del VLT in tale area è stata voluta dagli astronomi europei dell’ESO in virtù della bassissima umidità e della eccezionale trasparenza riscontrate grazie anche lontananza da fonti di inquinamento luminoso. Il VLT è dotato di un vasto apparato di strumentazioni in grado di lavorare sia nella luce visibile (FORS per l’immagine e la spettroscopia a bassa risoluzione, UVES per la spettroscopia ad alta risoluzione), che nell’infrarosso grazie alla camera-spettografo infrarossa ISAAC (Infrared Spectrometer And Array Camera) uno strumento multifunzionale in grado non solo di ottenere ottime immagini in infrarosso ma anche spettri di alta qualità di oggetti deboli. Inoltre nel 2007 il VLT è stato dotato di un nuovo ed avanzato strumento denominato HAWK-I (High Acuity, Wide field K-band Imaging) finalizzato allo studio di corpi indistinti quali galassie lontane o pianeti e stelle di piccole dimensioni a lunghezze d’onda a infrarosso vicino. L’HAWK-I, che è stato progettato, costruito e commissionato dall’ESO, dovrebbe inoltre essere adeguato per la ricerca delle stelle a massa più grande e dei corpi a massa minore nella galassia e un utile dispositivo per lo studio di corpi extrasolari, quali i lontani asteroidi ghiacciati e le comete. Tra l’altro sempre il complesso dell’Osservatorio di La Silla ospita dal ’99 il telescopio svizzero Eulero, di proprietà dell'Università di Ginevra, progettato per la scoperta di Pianeti Extrasolari. Il telescopio, che ha appena 1,2 m di diametro, è equipaggiato con un sofisticatissimo spettrografo che consente di effettuare misurazioni di alta precisione della velocità di una stella. Sempre l’ESO con la cooperazione italiana dell’OAC (Osservatorio Astronomico di Capodimonte) ha realizzato il VST ossia VLT Survey Telescope installato a Cerro Paranal in Cile ed operativo dal 2007. Il VST è un telescopio alt-azimutale di survey a grande campo, con un'apertura di 2.6 metri e com un FOV (Field Of View) di un grado quadrato. Il suo scopo scientifico primario sarà di fare una mappa profonda dell’emisfero Sud permettendo l’identificazione di oggetti interessanti da osservare, poi, più dettagliatamente, con i vari strumenti del VLT. Il telescopio inoltre è dotato di una camera di imaging a grande campo, denominata OmegaCAM, frutto di un consorzio internazionale fra Olanda, Germania, Italia ed ESO. Grazie a questo strumento di piano focale, a dispetto delle dimensioni del campo di vista, il VST è in grado di garantire un'ottima risoluzione angolare (scala di 0.216 arcsec/pixel), mediante la quale potrà condurre osservazioni in modalità stand-alone in tutta la banda spettrale che va dall’ultravioletto all'infrarosso vicino.
fonte:
www.secretum-omega.com